Contrordine: l’Uganda non ha intenzione di reintrodurre la legge soprannominata “Kill the gays” che avrebbe reintrodotto la pena di morte e lunghe carcerazioni. A confermarlo è stato un portavoce del presidente.
La smentita è arrivata dopo che la scorsa settimana la stampa locale e internazionale aveva paventato il rischio, corroborato anche dalle dichiarazioni di alcuni politici nazionali, di reintrodurre un disegno di legge che la Corte costituzionale aveva già bloccato.
Don Wanyama, addetto stampa del presidente Yowei Myseveni, ha spiegato alla Reuters che «non c’è nessun progetto da parte del governo per introdurre una legge come quella. Abbiamo un codice penale che si occupa già di comportamenti sessuali innaturali: non faremo alcuna legge».
A ventilare il ritorno del “Kill the gays” era stato soprattutto il ministro per l’Etica e l’Integrità Simon Lokodo. Secondo il portavoce del presidente: «Non sappiamo da dove gli sia venuta questa idea. Non c’è nessun programma di governo per quella legge». Lokodo si è rifiutato di commentare all’agenzia Reuters, ma la scorsa settimana aveva dichiarato che la legge avrebbe punito la promozione e il reclutamento per l’omosessualità e non soltanto i rapporti sessuali. La prima legge, introdotta nel 2009, approvata nel 2013 e bocciata dalla Corte Costituzionale nel 2014 per un vizio di forma puniva solo i rapporti sessuali.
Lokodo aveva affermato che «L’omosessualità non è naturale per gli ugandesi, e c’è stato un massiccio reclutamento nelle scuole da parte dei gay, soprattutto tra i giovani, dove vanno a dire che le persone nascono in questo modo. Il nostro attuale sistema penale è limitato. Criminalizza solo l’atto. Noi vogliamo che sia chiare che chiunque sia anche solo coinvolto nella promozione e nel reclutamento sarò punito. A quelli che commetteranno atti gravi sarà data la pena di morte».
In risposta alle dichiarazioni di Lokodo, il Dipartimento di Stato americano aveva denunciato la proposta di legge proponendo di tagliare gli aiuti economici all’Uganda in caso la legge fosse passata. «Il governo Usa si oppone fermamente alla criminalizzazione delle persone Lgbt+. Stiamo dalla parte della comunità Lgbtq+ ugandese e di tutti gli ugandesi che credono nella difesa della dignità dei cittadini».
Bellissimo, peccato l’amministrazione Trump, nell’agosto 2018, aveva dimostrato di pensarla diversamente, affermando di tollerare leggi contro la comunità Lgbtq+ in nome della libertà religiosa.
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