Un preparato omeopatico venduto come rimedio, tra l’altro, alle “tendenze lesbiche”. Avete letto bene. Si trova in vendita in una parafarmacia emiliana, regolarmente autorizzata dal Ministero della Salute. La notizia, che ha del paradossale sotto un numero talmente ampio di punti di vista che non sappiamo bene da quale cominciare, è stata data dal sito anti-bufale Butac.it e ripresa da Wired Italia.
Sebbene si tratti di due fonti solitamente affidabili, increduli, abbiamo voluto verificare l’esistenza di un preparato simile. Ed esiste davvero: si tratta del DR.RECKEWEG R20, disponibile in compresse e gocce.
Tra i principi attivi del “rimedio”, in vendita anche sul sito della parafarmacia, si trova anche l’Ovaria, sostanza di cui si trovano poche informazioni online se non che sarebbe derivato da generici “estratti ovarici” ricavati dalle ovaie di mucche e pecore. A questo principio attivo vengono attribuiti effetti benefici per una gran quantità di “problemi”. Copiamo e incolliamo dal sito della parafarmacia in questione: “Irregolarità mestruali, disturbi del climaterio, deficit di memoria, depressione, disturbi funzionali delle ghiandole, complesso di inferiorità, criptorchidismo, enuresi notturna, impotenza, la frigidità femminile, tendenze lesbiche, oligo e azzoospermia, congestioni. Attenua iperfunzione di dell’ipofisi”.
Incredibile, ma vero. Al netto dei tanti studi scientifici che dimostrano l’inefficacia dell’omeopatia se non come placebo, qualche dubbio dovrebbe sorgere a prescindere davanti a un (presunto) farmaco venduto come cura per i deficit di memoria e l’impotenza, per il complesso di inferiorità e per le irregolarità mestruali. Tutto insieme.
Ma il problema sta ancora a monte: l’omosessualità (che non è una tendenza, ma un orientamento sessuale), sia essa maschile o femminile, non è una malattia né un disturbo, quindi non si capisce cosa dovrebbe essere curato.
E se da un punto di vista fisico il danno è relativo (uno dei cavalli di battaglia dei fautori dell’omeopatia è che non ha effetti collaterali), dal punto di vista etico e sociale, invece, le cose stanno diversamente.
Può una parafarmacia, cioè un esercizio commerciale destinato alla vendita (anche) di farmaci, vendere un rimedio per qualcosa che malattia non è? Può un farmaco essere venduto come rimedio per qualcosa per cui non servono rimedi? E cosa succede se una mamma, un padre di una ragazza lesbica, o anche una donna con problemi di accettazione, pensasse che esiste un “farmaco” e, quindi, che si tratta di qualcosa da cui “guarire”?
Butac.it, non a caso, ha lanciato un’appello alla ministra Lorenzin: ” Cara Bea Lorenzin, non è che sarebbe il caso di intervenire in qualche maniera? Io sul sito in questione non comprerò mai neppure i cerotti per i calli, ma tutti gli altri? Non vanno forse difesi da chi sostiene che esistano “rimedi” per le tendenze sessuali?”.
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