Ad oggi l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa che non si è dotato di una legge in grado di contrastare gli hate crimes e gli hate speeches legati ad omofobia e transfobia.
Il termine hate crime (crimine d’odio) indica i crimini basati sul pregiudizio, la discriminazione e l’odio generati da fattori quali la razza, l’origine etnica, l’orientamento sessuale, la religione, la condizione sociale, l’appartenenza politica.
Il termine hate speech (discorso d’odio) viene invece usato per indicare discorsi o manifestazioni del pensiero piene di odio che mirano a screditare una persona o un gruppo di persone sulla base di alcune caratteristiche (come quelle citate prima) nonché a istigare all’odio nei confronti delle stesse.
In una precedente guida spiegavamo sia lo stato dell’arte rispetto ad una legge contro omofobia e transfobia (che avrebbe dovuto estendere la Legge Reale-Mancino) sia i possibili rimedi in caso in cui una singola persona subisca una discriminazione circostanziata per orientamento sessuale o identità di genere.
Il problema invece continua a porsi per quelle condotte non circostanziate che incitano all’odio contro una categoria di persone, nel nostro caso le persone lgbt.
I fatti di cronaca, il clima politico e le gravi affermazioni quotidiane di chi dovrebbe rappresentarci e/o tutelarci fanno crescere la preoccupazione nella nostra comunità lgbt.
La mancanza di una legge specifica non deve spingerci all’immobilismo e alla rassegnazione. Negli anni, infatti, i tribunali hanno dimostrato più o meno timide aperture.
L’ultima in ordine cronologico è quella che riguarda il caso di Silvana De Mari. La scrittrice e dottoressa è stata accusata di avere pronunciato frasi lesive della dignità di tutte le persone lgbt. De Mari è stata condannata, dopo la denuncia del Torino Pride, ed ora dovrà pagare 1500 euro.
Vale la pena ricordare la vicenda del consigliere leghista di Genova De Paoli. A seguito di una denuncia predisposta dagli avvocati di Gay Lex per conto del “Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione”, De Paoli è stato recentemente rinviato a giudizio. Il consigliere aveva dichiarato pubblicamente che se avesse avuto un figlio gay lo avrebbe bruciato in un forno.
Proprio partendo dalle stesse motivazioni e basi giuridiche, nei giorni scorsi abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Trieste nei confronti del consigliere comunale Fabio Tuiach. La scorsa settimana Tuiach ha presentato in consiglio comunale una gravissima e delirante mozione contro il Pride. Secondo il consigliere, il sindaco dovrebbe vietarlo perché contrario, pensate, perfino ai principi democratici, oltre che al sentimento religioso.
Chiunque può associarsi a questo esposto, se lo vuole e se pensa che le parole di Tuiach siano discriminatorie e omofobe. A volte lottare insieme fa davvero la differenza, quindi se anche voi volete presentare l’esposto presso una caserma dei carabinieri o un posto di polizia, potete scaricarlo qui, compilarlo, firmarlo e portarlo alle forze dell’ordine.
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