Politica&diritti

Legge Zan, l’emendamento “salva-idee” fa arrabbiare la comunità Lgbt

Com’era prevedibile, l’emendamento “salva-idee” nato dall’accordo tra maggioranza e Forza Italia, con il sì all’emendamento Costa che copia il sub-emendamento Gitti-Verini ha deluso e fatto arrabbiare – e non poco – una parte della comunità Lgbt+. Se per alcuni ciò non cambia la sostanza di una legge che continuerà ad agire penalmente su violenze e discriminazioni, per molti altri e molte altre siamo di fronte alle solite mediazioni fatte sulla dignità della comunità arcobaleno.

La legge non abolisce la stupidità

«Credo che nessuno abbia l’ambizione di convincere il mondo intero che noi non siamo “contronatura”. La legge non abolisce la stupidità» dichiara Luca Paladini, in un lungo post su Facebook. «Se quattro amici al bar fra di loro vorranno continuare a fare battute sui froci non arriverà nessun poliziotto ad arrestarli». Eppure il portavoce de I Sentinelli tocca il cuore della questione: «…Dovremo ben metterlo un paletto che non porti più nessuna ragazza o ragazzo ad aprire la finestra e farla finita perché stremati dal clima di discriminazione che li circonda». E si chiede: «Un professore che farà battute omofobe davanti a una classe lo lasceremo fare perché “è il pluralismo delle idee?”»

Quali spazi di manovra agli omofobi?

Paladini interviene sulla creazione di un linguaggio d’odio le cui ricadute possono essere molto pesanti nella vita quotidiana: «Un politico che in un comizio o anche attraverso un tweet parlerà e scriverà calpestando la dignità di una comunità resterà impunito per la stessa ragione di cui sopra? Che spazi di manovra daremo ai fascistelli che sulla rete bullizzeranno il compagno di classe o il collega?» Questioni molto pratiche, insomma: «Questa non è aria fritta, qui si tratta di migliorare il grado di civiltà di una comunità che non può più permettersi di avere cittadini discriminati o peggio menati per il loro orientamento sessuale».

I diritti non sono merce di scambio

Molto critica anche Natascia Maesi, del direttivo nazionale di Arcigay: «L’Italia» scrive sempre su Facebook «è quel Paese in cui accade che una parte della maggioranza che presenta una legge contro l’omobilesbotransintersexafobia e la misoginia attesa da anni, chiesta a gran voce dall’Europa e dalla società civile, chieda una “pausa di riflessione” durante la discussione in Commissione Giustizia su una quantità indecente di emendamenti ridicoli e farlocchi o palesemente strumentali». Emendamenti, ricorda ancora, «presentati solo per svuotarla e farla a pezzi, piuttosto che rispedirli cortesemente al mittente. Se pensate di fare le prove generali di accordi trasversali per le prossime regionali sulla nostra pelle, vi sbagliate di grosso. I diritti civili non sono merce di scambio».

La politica del compromesso che delude sempre

«Leggo l’emendamento Forza Italia su Legge Zan e penso» comincia così Christian Leonardo Cristalli, presidente del Gruppo Trans di Bologna. L’attivista ricorda che in Italia non tutte le opinioni sono consentite. I cattolici, ad esempio, sono tutelati dalla legge contro invettive e blasfemia. «Ma» continua, «se sei una persona Lgbt ti prendi dell’invertito che destabilizza i bambini, del malato o dell’aborto di natura… Perché vanno tutelate le “opinioni” e il pluralismo delle “idee”». E scrive, ancora: «In Italia esistono sempre livelli di tutele diverse: ciò che chiamiamo appunto discriminazione! La politica ti delude sempre se intesa come compromesso. Tante persone come me continueranno a farla da attiviste e sicuramente con uno sguardo diverso».

Il “salva-idee” come giubbotto di salvataggio

Alessandro Zan

«A me non piace questa formula giornalistica “salva-idee”» è il pensiero di Simone Alliva «perché le idee non erano minacciate neanche prima. La legge non ha mai riguardato la “Propaganda delle idee”». E ricorda: «Questa prevedibile intesa somiglia più a giubbotto di salvataggio, di quelli arancioni che si buttano in acque agitate, che arriva dopo che Italia Viva ha tentato di buttare a mare la legge. Una rassicurazione al mondo cattolico che giuridicamente sembra superflua ma politicamente ritenuta necessaria per continuare a galleggiare fino all’arrivo in aula».

Il diritto a non essere offeso

E riprendendo proprio le parole di Alliva, così si esprime Alessia Crocini, di Famiglie Arcobaleno: «La brutta replica di un film già visto. Si fanno trattative sulla pelle e sulle vite delle persone LGBT+». Proprio le famiglie arcobaleno, ricordiamolo, furono tagliate fuori dai vari compromessi che eliminarono i figli delle persone Lgbt dalle tutele della legge Cirinnà. Dal mondo della letteratura, infine, arriva la voce di Franco Buffoni: « Proposta di legge Zan. In definitiva: perché dovrebbe essere tutelato il diritto di alcuni ad offendermi – negandomi legittimità e dignità – e non il mio diritto a NON essere offeso

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