Non si sono fatte attendere le reazioni politiche a quanto dichiarato stamane dal capogruppo al Senato di Italia Viva, Davide Faraone. E anche dentro il partito renziano si registrano dichiarazioni, sulla necessità di approvare al più presto il ddl Zan. Ma non solo. Fuori dalla pattuglia renziana, sono diverse le personalità politiche che chiedono chiarezza sull’iter parlamentare della legge e soprattutto chiarezza sui passi da farsi.
A cominciare dal sottosegretario agli Interni, Ivan Scalfarotto, che in una nota dichiara: «La priorità in questo momento è approvare la legge per il contrasto all’omo-transfobia. Ed è proprio il muro contro muro della Lega, che è evidentemente interessata soltanto a impedire che il ddl Zan diventi legge dello Stato, a rendere impraticabile qualsiasi revisione del testo in esame al Senato». L’esponente di punta di Italia Viva continua: «Sarebbe invece auspicabile una condivisione ampia del Parlamento su una norma di civiltà necessaria ad un Paese che ogni giorno registra episodi di violenza dettati da un odio incomprensibile».
Richiama alla responsabilità politica, sul contenuto del ddl, il senatore Tommaso Cerno: «Il capogruppo renziano Davide Faraone e il leader faraonico di Italia viva Matteo Renzi dicano chiaramente se sull’omofobia, già di per sé una legge debole e figlia di troppi compromessi, vogliono migliorare o affossare tutto, senza usare come alibi la Lega di Salvini o il centrodestra di non si sa più bene chi, dei cui voti l’Italia oggi non ha bisogno per fare un passo avanti in tema di diritti». Cerno attacca l’articolo 4 della legge, detto “salva omofobi” e continua: «I due faraoni di Italia viva, quello autentico e il suo capogruppo, aiutino piuttosto la prevenzione nelle scuole, cambiando l’articolo 7 che di fatto le ostacola. Tutte le altre modifiche vanno solo a peggiorare la legge, che è già poco più che accettabile da chi immagina una società dove uomini e donne sono tutti uguali».
Benaltrista, invece, la posizione di Gaetano Quagliarello, di Idea-Cambiamo. Che così si è espresso: «Nessuno mette in dubbio che il Parlamento sia sovrano e libero di dibattere di tutto. In discussione c’è un principio di opportunità e di responsabilità: è mai possibile che mentre si continuano a chiedere sacrifici durissimi al Paese, mentre si parla di coprifuoco fino a luglio, ci si possa occupare di argomenti divisivi come la legge Zan?» L’ex esponente berlusconiano dichiara ancora: «Non si tratta di rivendicare torti o ragioni: la divisione è legittima come lo è ogni opinione. […] Il punto centrale è innanzi tutto politico e metodologico: mentre diciamo agli italiani che siamo ancora in emergenza possiamo dividerci in Parlamento su temi come questo?»
Sulla stessa linea la posizione di Giacomo Caliendo, di Forza Italia: «Come ho detto ieri in commissione Giustizia, non c’è nessuna urgenza di calendarizzare il disegno di legge Zan perché le fattispecie lì previste hanno già una tutela normativa. In ogni caso il punto non è l’incardinamento del provvedimento, che di norma non si mette ai voti e su cui potremmo essere favorevoli, ma diciamo “no” alla discussione in questo momento. Ora ci sono altre priorità come la riforma del processo civile. Quindi ho proposto di rinviare la discussione sul ddl Zan dopo quei provvedimenti prioritari o subito dopo l’estate».
Richiama all’ordine, e all’approvazione della legge, Loredana De Petris, capogruppo di LeU al Senato: «La nascita del governo Draghi non equivale a un commissariamento del Parlamento, il cui ruolo non può limitarsi a discutere i decreti del governo. Su temi con quello della legge Zan contro la transomofobia esiste da sempre in Parlamento una divisione che è trasversale, e a maggior ragione si registra in una maggioranza non politica. Bisogna dunque solo discutere il ddl prima in commissione e poi in aula, senza vincoli di maggioranza né impensabili veti. Dalla Camera è arrivato un testo contro la transomofobia. Il dovere del Senato, su questa legge come su quella contro la fake news che registra le stesse divisioni, è discutere quel testo e, in assenza di accordo, affidarne la sorte al voto. Questa è la democrazia parlamentare e questo si deve fare con il ddl Zan».
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