Un comune lombardo (che non citiamo per questioni di privacy delle persone coinvolte) ha trascritto integralmente l’atto di nascita di due gemelle nate in Canada da gestazione per altri e figlie di una coppia di uomini italiani uniti civilmente.
La trascrizione è avvenuta senza controversie giudiziarie ed è la prima volta che un comune italiano riconosce la validità dell’intero atto in relazione ad una coppia di uomini senza che la coppia debba avvalersi del sostegno di un legale. Le due bimbe, dunque, sono ufficialmente figlie dei loro papà non solo per il Canada, dove sono nate, ma anche per l’Italia. “L’anagrafe del comune ha anche rilasciato alle bambine le carte di identità con l’indicazione di entrambi i padri – conferma a Gaypost.it Luca Tavani, membro dell’Associazione Nazionale degli Ufficiali di Stato Civile e d’Anagrafe e di Avvocatura per i diritti LGBT – Rete Lenford -. In tutta la pratica anagrafica che le riguarda, risultano tutti e due i papà, come riportato sul certificato di nascita canadese delle piccole”.
“Alle colleghe – ha spiegato Tavani – abbiamo fornito tutto il materiale di supporto per potere procedere alla trascrizione: la sentenza della Corte d’Appello di Trento come quelle di altri tribunali, ma anche l’autorevole scritto di Renzo Calvigioni, esperto di stato civile di Anusca”. La motivazione per cui succede che gli uffici dell’anagrafe si trovino in difficoltà o decidano di trascrivere un solo genitore (quello biologico) è la ormai famigerata “contrarietà all’ordine pubblico”. Ma le diverse sentenze emesse finora, tra cui quella di Trento, hanno affermato che il superiore interesse del minore di vedere riconosciuta la propria identità non è contrario all’ordine pubblico. Il diritto di vedere riconosciuti entrambi i papà o entrambe le mamme, insieme al rapporto che esiste tra loro e i figli, sono elementi fondanti dell’identità di un minore.
“Questa è la prima volta che un’anagrafe trascrive l’atto di nascita di un bambino (due gemelle, in questo caso) nato all’estero e figlio di una coppia dello stesso sesso, senza che la coppia stessa abbia fatto ricorso ad un avvocato – conclude Tavani -. Ma non è il primo comune della Lombardia che procede alla trascrizione integrale: è il quarto. Non è un dato indifferente, perché spesso gli ufficiali di stato civile pensano di essere davanti a casi isolati e non sanno come procedere. Invece devono sapere che ci sono altri casi e colleghi con cui confrontarsi”.
Rimane ancora aperto, invece, il caso del piccolo Joan, il bimbo figlio di due donne perugine a cui il comune umbro ha negato la trascrizione, anche parziale dell’atto di nascita. Joan fra qualche giorno compirà un anno e non ha ancora una cittadinanza. Nato in Spagna, il piccolo non può avere la cittadinanza del paese in cui è nato, non essendo figlio di cittadine spagnole, e non ha quella italiana perché il sindaco Andrea Romizi si è rifiutato di registrare la sua nascita. Contro la decisione del sindaco, non solo l’opposizione, ma anche una parte della sua maggioranza.
Le mamme di Joan, assistite da Rete Lenford e dall’associazione Omphalos, hanno fatto ricorso in tribunale contro il diniego di Romizi e la decisione è attesa per le prime settimane del 2018. Sulla vicenda, alcuni senatori e senatrici del Pd avevano presentato una interrogazione al ministro dell’Interno Minniti chiedendo che diffondesse una circolare con indicazioni uniformi per tutti i comuni. Minniti non ha mai risposto.
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