“Combatterò l’utero in affitto, le adozioni gay, i bambini in vendita come al centro commerciale, e quelle schifezze indegne di un Paese civile. L’egoismo degli adulti sulla pelle dei bambini, no”. Lo ha dichiarato ieri vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante Sant’Egidio alla Vibrata, in provincia di Napoli. Nei momenti cruciali Salvini torna sempre a parlare dell’incubo “utero in affitto”.
Ma guardiamoci intorno. L’Italia è in recessione tecnica. Il tribunale dei Ministri di Catania ha accusato Salvini di sequestro di persona aggravato per il caso Diciotti. Il problema però, come sempre nella storia, è altro. Oggi la gestazione per altri, le adozioni per le coppie dello stesso sesso, le famiglie omogenitoriali.
Direte: ormai ai suoi trucchetti da baro non ci crede più nessuno. Non è detto: avendo ridotto il dibattito politico a una serie di hashtag, slogan e selfie è possibile che invece molti stiano lì incantati dall’affabulatore con la bava alla bocca.
La menzogna reiterata anche oggi è che Salvini dice di aver: “reintrodotto sui moduli per chiedere la carta d’identità elettronica due parole, che qualcuno aveva tolto perché davano fastidio: mamma e papà. Non c’è genitore 1, genitore 2, genitore 32. C’è la mamma e c’è il papà”.
Naturalmente non è vero. Proprio il 10 agosto dello scorso anno GayPost aveva smentito il ministro Salvini che intervistato dal quotidiano ultracattolico “La Nuova BQ”. Siccome alla lunga una menzogna diventa verità, il ministro ha usato le stesse parole, lo stesso ordine: “Per la carta d’identità elettronica c’erano ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione ‘madre’ e ‘padre’” e poi l’affondo: “Utero in affitto e orrori simili assolutamente no”.
Smentito dai fatti ieri, smentito dai fatti anche oggi. sul sito del Ministero dedicato alla carta di identità elettronica il modulo attualmente disponibile (quello fatto inserire dal ministro) resta sempre questo.
Come scrivevamo sei mesi fa: “padre e madre” non risulta da nessuna parte. Quello che si legge è “genitori” o “tutore” (nei casi in cui il minore non sia più affidato ai genitori ma ad un tutore legale).
Una menzogna, per il ministro una fantasia irrealizzabile come spiegò benissimo mesi fa il Garante della Privacy, Antonello Soro. La dicitura “padre” e “madre” sulla carta d’identità è impossibile. La ragione: in molte situazioni si rischia di costringere le persone a dichiarare il falso o a rendere pubblici dati molto personali tutelati, appunto, dalla privacy.
Lo stop era anche arrivato dall’Anci, l’associazione dei comuni italiani: “La parola ‘genitore’ serve a evitare di escludere a priori le nuove famiglie che pure ci sono già nella società italiana” è stato il commento del presidente dell’Anci, Antonio Decaro.
Quelle di Salvini tuttavia non sono parole al vento, non sono dettagli di contorno ma armi di distrazione di massa. L’arte di questo governo. La sparano il più grossa possibile, mentono senza scrupoli, sanno di poter contare su una soglia di attenzione bassissima: la gente non ne può più, chi sa sa e chi non sa non ha interesse a sapere.
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