Quanto accaduto ieri sulla pagina di Arcilesbica Modena, come in molti e molte già sanno, non è grave solo per il messaggio veicolato. Sappiamo già da diverso tempo che l’ex più grande associazione di lesbiche e femministe italiane è contraria al riconoscimento delle famiglie arcobaleno. Niente di nuovo sotto il sole (o sotto la grandine, se preferite). La gravità sta anche nel fatto che l’ennesima boutade di quell’organizzazione, che investe direttamente in nazionale (vedremo perché), la pone in automatico e ufficialmente fuori dal movimento Lgbt+ italiano. Rendendola, di conseguenza, una realtà politica poco credibile. Se non, addirittura, nemica.
Al momento in cui si scrive, infatti, risulta che né la presidente, Cristina Gramolini, né l’associazione stessa tramite la sua pagina Facebook abbiano preso le distanze da quel comunicato. In momenti come questo, va ricordato, se un tuo circolo affiliato si rende responsabile di qualcosa di enorme – e ricordiamo le parole di Famiglie Arcobaleno, per cui sembra che quelle «attiviste lesbiche […] abbiano fatto del livore e dell’odio» contro le famiglie omogenitoriali «la loro unica ragione d’aggregazione» – è dovere della dirigenza dire qualcosa. Per correggere il tiro o, più umilmente, per scusarsi di quanto accaduto. Al momento, niente di tutto questo è accaduto.
Eppure, anche all’interno dell’associazione, le critiche non mancano. Così si esprime il circolo di Ferrara: «Non condividiamo assolutamente questi toni e ci dissociamo da questo post dal sapore apocalittico e oscurantista». Continuando: «Il Pride è un momento importante per tutte noi e augurarsi che fallisca è meschino e poco lungimirante». E concludendo: «Qual era il messaggio di madre natura quando, finita la pioggia, è spuntato l’arcobaleno?» Parole a cui fa eco, duramente, Arcilesbica Roma: «Intimidire i bambini e le bambine e le loro famiglie rappresenta il punto di non ritorno di una involuzione politica che denota il proprio fallimento a vantaggio di una pericolosa deriva reazionaria».
Arcilesbica, perciò, sembra cadere in quel silenzio-assenso che – inevitabilmente – legittima quelle parole. Parole che si sovrappongono, in modo drammatico, a note associazioni e realtà omofobe e fasciste. Come Forza Nuova, che scomodava il concetto di natura, che ha fatto piovere sul Bologna Pride la grandine, per dire no all’omosessualità. Sulla stessa riga, un’associazione di “gay convertiti” sulla sua pagina Facebook vedeva nel maltempo di sabato la prova provata dell’ira divina. Fosse non altro per prendere le distanze, quanto meno da questi gruppi, sarebbe il caso che Gramolini si esprimesse. Restiamo in attesa, intanto. Chissà che il passare del tempo non porti un po’ di buon senso.
Eppure quelle parole un risultato lo hanno ottenuto. Gettano, infatti, totale discredito sulle crociate contro la Gpa portata avanti dalle solite realtà che i media confondono (colpevolmente) ora con la totalità delle donne, ora con la totalità delle lesbiche. E basta leggere i commenti di molte attiviste lesbiche e/o femministe – alcuni anche molto sferzanti – per capire che la misura è colma, già da tempo. Dovrebbe rendersene conto, a questo punto, anche Maurizio Landini. Il leader della Cgil – la cui sigla è stata sotto attacco di recente per un convegno fatto proprio sulla maternità surrogata – ha sentito la necessità di rispondere a chi accusava il sindacato di essere a favore dell’“utero in affitto”. Davvero un politico di lungo corso e apprezzabile come lui sente il bisogno di rassicurare un insieme di sigle che ha, al suo interno, un’associazione le cui attiviste si esprimono come Forza Nuova?
Di fatto, quelle parole – al di là del loro inquietante portato, con riferimenti a treni e capolinea che, se usati contro le minoranze, ricordano pagine nerissime della nostra storia – hanno messo a nudo il re, pardon, la regina su almeno due questioni:
Per concludere: le battute sulla pioggia, per carità, le abbiamo fatte tutti e tutte contro l’avversario. Ma, appunto, erano battute. Discorsi d’odio (come denuncia FA) e intimidazioni (come accusano i circoli di Roma e Ferrara) sono altra cosa. Il mondo dei media e la politica dovrebbero fare i conti con tutto questo, alla prossima chiamata alle armi contro Gpa, famiglie arcobaleno e, nello specifico, padri gay. Nessuno, infatti, dovrebbe farsi intimidire da chi evoca i capolinea per i trenini arcobaleno. Rispondere a certe realtà significa legittimarne contenuti e mission. E invece non dovrebbero essere viste come interlocutrici, ma – né più e né meno – come portatrici di estremismo politico da tenere ai margini del dibattito. Se vogliamo mantenere serio il dibattito, quanto meno.
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