Arrestati, multati e frustati: è successo a cinque uomini di Kuala Lampur, capitale della Malesia. Per loro l’accusa è quella di aver cercato di consumare un rapporto sessuale tra maschi. In privato.
I cinque uomini stavano cercando di consumare un rapporto sessuale tra le mura di un appartamento privato, quando sono stati scoperti e trascinati via. La corte islamica dello stato del Selangor ha emesso una sentenza che condanna gli uomini a sei mesi di carcere, sei bastonate e una multa di circa mille dollari. Un sesto uomo è stato condannato a sette mesi di carcere. Questa sentenza, particolarmente ostile, ha messo in allarme gli attivisti locali, primo su tutti Numan Afifi che ha partecipato all’udienza. Afifi ha detto che essa contribuirà ad alimentare quel clima di paura instauratosi dopo che due donne erano state condannate e essere pubblicamente bastonate per aver cercato di consumare del sesso lesbico: «È una grande ingiustizia. È terribile per il nostro paese».
La Malesia non offre alcun tipo di protezione per i suoi cittadini Lgbt+ e gli incontri tra persone dello stesso sesso sono punibili con vent’anni di carcere, multe e frustrate. Una volta questo tipo di condanna era raro, ma da qualche anno sembrano essere molto applicate nel sud est asiatico. Un famoso politico locale, l’ex deputato primo ministro Anwas Ibrahim, è stato più volte incarcerato con accuse di sodomia: nel 2000 per con l’accusa di aver fatto sesso con il suo autista e il suo ghost writer, nel 2008 con l’accusa di aver fatto sesso con il suo aiutate e nel 2015 per accuse simili. Ibrahim si è sempre dichiarato innocente e bollato le accuse come una mistificazione creata dai suoi nemici per spodestarlo e metterlo a tacere.
Nel 2013 il governo malese ha sponsorizzato un musical itinerante, Asmara Songsang (Abnormal desire), per insegnare ai più giovani i pericoli di essere queer. Nel cast erano presenti alcuni dei pezzi grossi della tv locale e mostrava tre membri di una gang queer, promiscui, drogati e festaioli. Colpiti a morte da un fulmine, per aver rifiutato l’aiuto a tornare sulla retta via dal loro vicino musulmano. Lo spettacolo finiva con una predica sul perché essere Lgbt+ è sbagliato e con il cast riunito a cantare una canzone sull’unità nazionale sventolando bandiere malesi.
Nell’agosto del 2018 la polizia di Kuala Lumpur ha effettuato un raid nel bar gay Blue Boy. Subito dopo, il ministro per il territorio federale ha reclamato che quegli arresti erano stato compiuti per mettere un freno all’espansione della cultura Lgbt+ nella società. Solo quest’anno molte donne transessuali sono state picchiate, ricoverate e uccise dalla folla violenta. Nel marzo del 2019 il ministro al Turismo Mohamaddin Ketapi ha sostenuto che non esistono persone trans o queer in Malesia, una dichiarazione che ha suscitato la rabbia della comunità. Nonostante le politiche repressive la Malesia ospita ogni anno il Seksualiti Merdeka (Independent Sexuality) festival, nonostante i tentativi politici di fermarlo. Come succede in un quarto del mondo le leggi anti gay malesi sono state importate dai colonizzatori britannici. Nell’era moderna, il clero musulmano è diventato potente e – insieme ai politici – ha usato sentimenti omofobi per mantenere uno status quo conservatore.
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