Oggi avresti compiuto 70 anni.
Avremmo certamente fatto una bella festa, come lo scorso mese abbiamo fatto con papà.
Saremmo andati tutti fuori a cena al ristorante, con le tue sorelle e tutti quelli che ti amavano così tanto…
O magari avresti preferito cucinare tu per tutti quanti, come amavi fare le domeniche o le feste: quelle lunghe tavolate piene di cibo e allegria.
Mi girano in testa vorticosamente i ricordi, i nostri riti in cucina, fianco a fianco, mentre ti osservavo sui fornelli, paziente e attenta, e facevo il tuo aiutante.
Pensavo fossero passione e cura, maniacale attenzione.
Solo dopo ho capito tutto l’Amore che c’era in quei gesti.
Il tempo è stato crudele e ingiusto, e non ho fatto in tempo a capire tutto, a dirti tutto quello che avrei voluto dirti.
Affido a queste righe, al vento, all’universo intero le cose che non ti ho detto.
Quelle non dette per pudore.
Quelle non dette pensando che ci sarebbe stato ancora tempo.
Quelle non dette perché allora non potevo saperle.
Finché non sono arrivati Luca e Alice non sapevo cosa significasse essere genitore.
Avevo vissuto tutto l’Amore nascosto nelle pieghe dei tuoi gesti quotidiani, era diventato parte di me, linfa vitale che negli anni mi ha reso forte e fragile al tempo stesso… ma allora non avevo gli strumenti per dargli un nome.
Ora lo so.
Ho impiegato gli ultimi anni a cercare di perdonarmi le cose che non ti ho detto, quelle che ho dato per scontate, quelle che rimaste appese al cuore sono state un peso per l’anima.
Ho impiegato anni a comprendere che non è nella tua assenza che devo venirti a cercare, ma nella presenza che hai lasciato. In Gabriella, in papà, in me, nelle persone che hai incrociato nei tuoi brevi anni.
Ed oggi anche nei tuoi nipoti, quelli che non hai potuto conoscere: ti rivedo in certi gesti di Arturo, di Luca e soprattutto di Alice.
Mi piace immaginare il modo in cui tu e lei vi sareste vissute.
Oh, sono certo che l’avresti amata così tanto… così dolce e bella, e al tempo stesso così forte, decisa, determinata.
Credo che Alice sarebbe stata l’unica in grado di tenerti testa, l’unica in grado di farti capitolare davvero.
Quest’anno, dopo 9 anni, ho deciso di trascorrere il Natale a Caltanissetta.
L’ultimo Natale lì l’ho passato insieme a te: prima di scoprire la malattia, prima del tuo calvario, prima di tutta la sofferenza, gli inutili sforzi, la tua morte. Prima di tutto quel dolore.
Quel Natale è stato l’ultimo ricordo bello e dolce che ho di te, di noi.
Quindi è da lì che voglio ricominciare: ma adesso ho capito che voglio farlo non senza di te, ma con te.
Quindi correggo quello che ho scritto all’inizio, volto pagina e comincio tutto da capo:
oggi compi 70 anni, buon compleanno mamma!
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