(di Daniela Tomasino)
Secondo la Rainbow Map e il Rainbow Index 2018, il rapporto annuale di ILGA Europe pubblicato in occasione della la Giornata Mondiale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia (IDAHOT) del 17 maggio, la situazione generale dei diritti delle persone LGBT+ in Europa di questi ultimi 12 mesi è abbastanza stagnante.
La direttrice esecutiva di ILGA-Europe, Evelyne Paradis, sottolinea che il lavoro degli attivisti LGBTI è ben lontano dall’essere concluso, anche nei Paesi in cui la situazione è migliore: “Sono in gioco le incredibili conquiste dell’ultimo decennio. Non commettiamo l’errore di pensare di aver raggiunto l’uguaglianza. Ci sono troppi segni che tendenze come il populismo e il nazionalismo non siano parole d’ordine politico: possono avere un impatto duraturo sulla vita delle persone LGBTI in Europa. Ci sono troppi segnali intorno a noi che molte delle recenti vittorie sono fragili”.
L’Italia è perfettamente in linea con la tendenza generale: è al 32esimo posto su 49, esattamente come l’anno scorso.
Nessun avanzamento, nessun progresso quindi sul fronte dei diritti tra il 2017 e il 2018 nel nostro Paese. Peggio di noi in Europa soltanto Georgia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Lituania, Polonia, Liechtenstein, Lettonia, Macedonia, Bielorussia, Moldova, San Marino, Russia, Monaco, Turchia, Armenia, Azerbaijan: in altre parole il blocco dei Paesi ex sovietici insieme ai microstati Liechtenstein, San Marino e Monaco. L’Italia è surclassata non solo da altri Stati membri dell’Unione Europea, ma anche da Stati che non ne fanno parte. Una fotografia oggettiva e impietosa sulla difficile situazione del nostro Paese, in cui il dibattito politico sui diritti umani e civili viene sacrificato in favore di un’opinione pubblica manipolata da organizzazioni di estrema destra.
La classifica è guidata da Malta, con il 91% del punteggio secondo i parametri utilizzati da ILGA Europe per il ranking. Pur essendo già al primo posto nel 2017, l’avanzata dei diritti non si è fermata, e lo stato mediterraneo ha introdotto pochi mesi fa la possibilità di indicare un genere neutrale nei documenti di identità. Segno che, come sottolinea ILGA Europe “The work of LGBTI activists and human rights defenders is never done” (“Il lavoro degli attivisti LGBTI e dei difensori dei diritti umani non finisce mai”). Seguono nella classifica, a oltre 10 punti percentuali di distanza, Belgio, Norvegia e Regno Unito.
Ma quali sono i parametri che influenzano la posizione nella Rainbow Europe? ILGA analizza la situazione delle leggi e delle politiche di 49 nazioni sulla base di 6 criteri, che hanno un peso differente nell’indice complessivo: uguaglianza e non discriminazione (25%); famiglia (27%); violenza e discorsi d’odio (20%); riconoscimento legale di genere (15%); libertà di riunione, associazione ed espressione (8%); asilo (5%).
Ognuno di questi criteri comprende al suo interno differenti parametri: così ad esempio la presenza di una legge che proibisca le cosiddette “terapie riparative” vale lo 0,5% del parametro Uguaglianza e non discriminazione, mentre il matrimonio egualitario pesa ben il 45% all’interno del parametro Famiglia.
Per quanto riguarda l’Italia, in attesa di un report più approfondito che verrà pubblicato a breve, ILGA identifica come passi positivi la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Orlandi sul vuoto giuridico per le coppie sposate all’estero (prima dell’introduzione delle unioni civili), una sentenza della Corte Costituzionale in un caso di maternità surrogata e il fatto che alcuni comuni stanno iniziando a registrare come genitori entrambi i genitori dello stesso sesso. Positiva anche la legge regionale anti-omofobia dell’Umbria. Dal versante opposto, le azioni dei gruppi anti-eguaglianza contro le scuole e l’omicidio della trans romena a Roma.
Permangono le criticità che da anni inchiodano il nostro Paese nella parte bassa della classifica, come la mancanza di una legge contro l’omo-transfobia, del matrimonio egualitario, il pieno riconoscimento all’omogenitorialità, la mancanza di protezione per le persone intersessuali, etc.: tutti temi che da anni vengono rivendicati dalle associazioni LGBTI come urgenti.
“La mappa Rainbow Europe dimostra chiaramente come la legge italiana non protegga le persone LGBTI in molti aspetti chiave della loro vita. Che messaggio trasmette questo silenzio legislativo dei politici italiani alle persone LGBTI e alle loro famiglie? Nessuna legge contro i crimini o i discorsi d’odio, un riconoscimento ad hoc delle famiglie arcobaleno, persino una legislazione di base contro le discriminazioni è assente. Nel 2018, questo è inaccettabile!”, commentano in una nota congiunta i responsabili di Arcigay, Associazione Radicale Certi Diritti, Circolo di Cultura Omosessuale – Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno e Movimento Identità Trans.
La famiglie sono tutte diverse. I diritti, invece, devono essere tutti uguali. E' questo il…
La notizia è di pochi minuti fa: Torino ospiterà l'Europride a giugno del 2027. Per…
Una bufala che sta circolando, durante queste Olimpiadi, è quella del “not a dude”. Stanno…
Ammetto che ieri guardavo un po’ distrattamente la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi a Parigi. Sono…
Il comune di Catania nega la carriera alias alle persone transgender e non binarie della…
Ce lo ricordiamo tutti, Ignazio Marino, allora sindaco di Roma, che trascrive pubblicamente 16 matrimoni…