Sono settimane che non scrivo sul blog, e i motivi sono così tanti e vari che sono settimane che vorrei spiegarli ma poi inizio e non riesco a finire. Non lo farò nemmeno oggi, ma conto di farlo presto.
Oggi non vi racconterò nemmeno di un bel libro che mi ha molto colpito, quello di Giuseppina La Delfa, “Peccato che non avremo mai figli”: anche quel post giace fra le mie mail da settimane e giuro che presto ne parlerò.
Oggi mi è bastato fare un giro sui social network, leggere commenti insensibili e osceni e provare così tanto orrore da sentire l’urgenza di scrivere questi miei brevi pensieri confusi, pieni di emotività, che probabilmente mi faranno attirare critiche e antipatie e perdere numerosi lettori: poco male!
Quel bimbo era poco più grande di Luca e in questo orrore di cui non aveva alcuna colpa ha perso tutti i propri sogni, le speranze… la sua vita.
Come si può pensare che la soluzione per dissuadere queste persone a compiere le traversate sia chiudere i porti, smettere di accogliere, tendere la mano?
Se queste persone sono così disperate da mettere a rischio la propria vita e perfino quella dei propri figli per la speranza di un futuro migliore è evidente che non smetteranno di tentare in ogni caso, perché è chiaro che quello che lasciano alle spalle è la certezza di non avere in ogni caso futuro.
Eppure io leggo solo commenti atroci, senza cuore, persone che elencano numeri e dicono “aiutiamoli a casa loro”, che si rincuorano dicendo che “si tratta solo di fake news con immagini fatte con bambolotti dalle ong mafiose”…
Le stesse persone che poi magari nel loro profilo hanno frasi di Alda Merini o inni all’amore snocciolati fuori da un bacio perugina.
Mi spaventa questo abisso in cui stiamo sprofondando, tutti così presi da noi stessi, dai nostri problemi, senza più alcuna empatia, senza quasi più un briciolo di umanità: mi spaventa per me stesso ma sopratutto per Luca e Alice, perché mi sento impotente davanti all’evidenza che sto consegnando loro un futuro fatto di migliaia di persone che davanti ad un bimbo che muore voltano la testa dall’altro lato e dicono parole sprezzanti.
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