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Anche a Milano una casa della mafia assegnata alla comunità lgbt

Dopo Messina potrebbe essere il turno di Milano. O almeno questa è l’idea della giunta Pisapia, alle sue ultime settimane di amministrazione del capoluogo lombardo, che ha annunciato di voler destinare un immobile confiscato alla mafia ad un progetto di accoglienza per perone lgbt in difficoltà. Secondo quanto riporta Repubblica, l’idea nasce dai dati risultati dall’attività dello sportello allestito proprio dal comune presso la Casa dei diritti di via De Amicis 27 dove molte persone gay, lesbiche, bissessuali e trans si sono recate in cerca di aiuto. Si tratta di giovani cacciati di casa per via del loro orientamento sessuale o della propria identità di genere, ma anche di coppie dello stesso sesso che, sposatesi all’estero, sono andate in via De Amicis per ricevere assistenza con alcune incombenze burocratiche e legali.

La giunta vuole portare a termine il progetto prima della fine del proprio mandato (si vota il prossimo 5 giugno, ndr) e i tempi, certo, sono molto stretti se si considera che non è ancora stata scelta un’associazione che possa farsi carico di questa nuova casa di accoglienza. Per l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, si tratta di “un ulteriore passo per far vivere la cultura dei diritti. Milano si conferma come uno straordinario laboratorio nazionale contro le discriminazioni”. Il progetto segue alla nota adozione del registro per le unioni civili avvenuta nel luglio del 2012 e alla realizzazione di una struttura simile destinata alle donne vittime di violenza.

Lo scorso venerdì, durante una conferenza stampa, l’amministrazione comunale di Messina aveva ufficializzato l’assegnazione di due immobili confiscati alla mafia ad Arcigay Messina. La destinazione di quei locali è molto simile a quella pensata dalla giunta Pisapia e si tratta del primo caso in cui un bene che fu parte del patrimonio costruito da Cosa Nostra con proventi derivati da attività criminali viene, invece, destinato ad un’associazione lgbt per offrire alla propria comunità servizi essenziali.

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