“Gay: c’è poco da essere pride – Come infettare il mondo con un mare di malattie legate ai comportamenti omosessuali”. Si intitola così un cartello comparso oggi al Liceo Leonardo da Vinci di Milano. Non ci sono firme, ma un elenco di problemi legati, secondo chi l’ha scritto, all’essere omosessuali.
Non è un fatto successo per caso. Alla fine di gennaio, infatti, la stessa scuola era stata investita da una polemica sollevata da undici insegnanti. I ragazzi avevano organizzato un’assemblea per parlare di omosessualità, transessualità e malattie sessualmente trasmesse. Per farlo, avevano invitato alcune persone gay e trans che raccontassero le loro esperienze personali, a partire dal coming out. Tutto organizzato secondo le regole, con tanto di placet della preside e del Consiglio d’Istituto.
La cosa non era piaciuta ad alcuni insegnanti che avevano mandato una simbolica lettera ai genitori per avvisarli che “la mattinata sia stata pensata in modo granitico, senza contraddittorio, senza la presenza di qualche voce autorevole che problematizzi le narrazioni di esperienze personali, ci pare operazione pericolosa e semplificativa”.
“In Italia ricomincia a soffiare una preoccupante aria di discriminazione” si legge in una nota del Mieli che spiega come nel cartello si faccia “un’inesistente correlazione tra orientamento sessuale e l’incidenza di infezioni sessualmente trasmissibili”. “Nel testo vengono riproposti i classici stereotipi e le mezze verità strumentali che negli anni hanno fatto da base per giustificare la discriminazione nei confronti delle persone LGBT+” spiega ancora l’associazione che sottolinea anche come “questo clima è stato purtroppo colposamente alimentato anche da alcuni docenti dell’istituto che nei giorni scorsi hanno inviato una mail ai genitori dei ragazzi per attaccare l’iniziativa”.
“Non possiamo non notare – commenta il presidente del Circolo Sebastiano Secci – come questo orribile episodio si inserisca in un clima politico che sta pericolosamente virando verso odiose posizioni di divisione, intolleranza e chiusura, con l’emersione di spinte fasciste e reazionarie che preoccupano tutte e tutti noi. Dipingere la comunità LGBT+ come un gruppo di “untori” vuole proprio aumentare la diffidenza e il discredito nei nostri confronti agli occhi della collettività”.
Un’equazione pericolosa, anche nei confronti degli allievi e delle allieve lgbt che frequentano il Da Vinci.
“Il nostro movimento lavora da decenni per diffondere una cultura della sessualità libera e responsabile – continua Secci -, lavorando con dedizione per informare tutti i cittadini sulle infezioni sessualmente trasmissibili che, spiace doverlo ricordare nel 2018, a differenza degli omofobi, non discriminano in base all’orientamento sessuale”. Per Secci, proprio tra i ragazzi, è necessario fare di più e meglio “premendo l’acceleratore sull’educazione sessuale e affettiva nelle scuole di ogni ordine e grado, strumento decisivo per formare adeguatamente i giovani a vivere con libertà e responsabilità la propria vita sessuale e per seppellire definitivamente i ruderi di una cultura della vergogna e della repressione sessuale malsana e anacronistica”.
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