La senatrice Monica Cirinnà, promotrice della legge sulle unioni civili, è la nuova responsabile del dipartimento Diritti del Pd.
E’ la prima volta che il Partito Democratico riconosce alla senatrice Cirinnà un ruolo di responsabilità nella dirigenza del Partito.
Una scelta che si può leggere come un’indicazione della direzione che il PD vuole intraprendere nell’ambito dei diritti civili su cui, chiusa la vicenda unioni civili ormai quattro anni fa, il dibattito si era del tutto arenato. Ora tutta l’attenzione è concentrata sul disegno di legge contro l’omofobia e la transfobia, firmato dall’on. Zan (Pd) e di cui si attende l’arrivo in aula per metà luglio. Prima di Cirinnà, alla guida del dipartimento c’era stato Sergio Lo Giudice. Con il cambio di segreteria, però, sono passati diversi mesi prima che i vertici del Pd decidessero.
E’ così che la vede la stessa Cirinnà. “La scelta di ricostituire il Dipartimento diritti del Partito democratico è molto significativa, e dimostra che il Pd vuole davvero mettere al centro della ripartenza le persone, con i loro diritti e le loro necessità – dichiara la senatrice -. Questo impone di continuare una lotta senza quartiere per la dignità e contro ogni forma di solitudine, discriminazione, violenza e odio: soprattutto adesso che l’emergenza sanitaria ha fatto esplodere in maniera ancor più dolorosa le tante disuguaglianze che affliggono il nostro Paese”.
Per la senatrice, si tratta di “una scelta che conferma che l’attenzione ai diritti, civili e sociali insieme, deve essere punto qualificante di una proposta politica saldamente radicata nei valori laici e riformisti qualificanti del campo largo del centro sinistra. Perché i diritti fondamentali sono universali e costruiscono la felicità delle persone. Libertà e diritti civili, benessere materiale ed eguaglianza sono strettamente legati, e il Paese non potrà ripartire davvero se non sulla base di questa consapevolezza”.
Non è un mistero che in tema di diritti civili le posizioni all’interno del Pd siano diverse. Lo aveva già dimostrato il dibattito sulle unioni civili in Parlamento, ma lo hanno confermato anche le vicende delle leggi regionali contro l’omotransfobia in Umbria e in Emilia Romagna.
“Svolgerò questo incarico – sottolinea infatti Cirinnà – praticando soprattutto l’umiltà e l’ascolto: ascolto delle diverse anime del nostro Partito, così ricco e plurale, e delle esigenze di chi lavora sui territori; e ascolto di tutto quel che si muove fuori di noi. Un Partito utile è un partito capace anzitutto di dialogare e confrontarsi, senza pregiudizi e senza timidezze”. Per questo la senatrice fa sapere che avvierà “immediatamente, coinvolgendo i nostri eletti in tutte le istituzioni, la ricostituzione di tavoli permanenti, aperti alle associazioni e alla società civile, per condividere con loro priorità e scelte”.
“Mentre l’emergenza sanitaria è finalmente in fase di superamento, abbiamo di fronte a noi sfide importanti due delle quali urgenti – conclude -. Legge sulla dignità alla fine della vita e legge contro l’omolesbobitransfobia, attualmente in discussione alla Camera e la cui rapida approvazione deve rappresentare, per il nostro Partito e per la maggioranza, una assoluta priorità. Allo stesso tempo, non posso dimenticare il lavoro da fare sui decreti sicurezza, per superarli. Soprattutto dopo la regolarizzazione straordinaria di alcune categorie di lavoratori stranieri”.
Ieri, dopo le dichiarazioni della Cei a proposito della legge contro l’omotransfobia, la senatrice aveva commentato con un tweet molto chiaro.
“Il discorso è semplicissimo: discriminazione e violenza non sono opinioni protette dall’articolo 21 della Costituzione – si legge nel messaggio -. Di una legge che tuteli la comunità #LGBT+ e tutte le persone dai crimini d’odio c’è molto bisogno. Si approvi in fretta la legge contro #omofobia, con coraggio”.
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