Una delle criticità del dibattito parlamentare sulla legge Zan è l’invisibilità a cui sono state condannate le persone Lgbt+, in generale, e nello specifico le persona transgender. Monica Cirinnà ha provato a colmare questa lacuna, che si abbatte non solo sul nostro sistema politico, ma anche su quello dell’informazione, come una criticità di certo dolorosa. Politica e media dovrebbero ascoltare cos’hanno da dire le comunità direttamente coinvolte in quello che è un progetto di legge importante, ma il cui iter al Senato si presenta molto difficile, per tutta una serie di questioni.
Cirinnà, durante il suo intervento a Palazzo Madama, in cui ha criticato le fake news della parte politica avversa sul ddl, ha deciso quindi di portare le parole di Porpora Marcasciano. Pubblichiamo, di seguito, la parte del discorso della senatrice in cui dà voce alla storica attivista transgender. Alla fine di questa testimonianza, invece, si può vedere il video integrale con l’intervento dell’esponente dem al Senato.
«Signor Presidente» dice Monica Cirinnà, «mi avvio a concludere il mio intervento portando in quest’Aula la voce delle persone trans, protagoniste ignorate di questo dibattito. Sono mesi che discutiamo di identità di genere, ma – lo sappiamo – stiamo facendo questo lavoro senza ascoltare la voce delle persone direttamente interessate, che chiedono protezione allo Stato per il modo in cui vivono la propria identità di genere, che troppo spesso le espone alla discriminazione e alla violenza. Ci stiamo occupando di un testo giuridico, colleghi, non antropologico, sociologico o di filosofia. Stiamo solo provando a dare protezione a persone discriminate dalla violenza. Per questo voglio citare le parole di Porpora Marcasciano, storica attivista trans, una persona che – vi piaccia o no – ha fatto la storia di questo Paese, tracciando cammini nuovi per la libertà di tutti».
«Mi chiamo Porpora Marcasciano, sono presidente del Movimento italiano dell’identità trans (MIT), attivista militante del Movimento LGBT+ dagli anni Settanta. La mia voce è la stessa di 400.000 persone trans (la stima è dell’Istituto superiore di sanità, ferma al 2019) e ora più che mai vi chiedo di non bloccare il disegno di legge Zan: esso arginerebbe soprusi e violenze che quotidianamente siamo costretti a subire. Prima di pronunciarvi, vi chiedo di comprendere, o quantomeno di approfondire, il significato che ha per noi la frase “identità di genere”. Nessuno ci ha convocato, nessuno ci ha ascoltato; la nostra esperienza e i nostri vissuti non vi sono arrivati. Lo avremmo gradito, perché state legiferando sulle nostre vite. Pensate che l’Italia, secondo le statistiche più recenti, è al primo posto in Europa per numero di vittime di transfobia. I trans italiani chiedono ai parlamentari di adeguarsi ai tempi e guardarsi intorno, soprattutto ai Paesi cosiddetti avanzati e civili, le democrazie di cui tanto ci sciacquiamo la bocca. Dare a noi non significa togliere ad altri, significa dare a noi e a tutte e tutti una società più bella e più giusta».
Ecco il video integrale dell’intervento:
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