Compie trent’anni, Muccassassina. Nel 1990 nasceva la serata romana della movida Lgbt+ destinata a divenire la più longeva d’Italia. E per celebrarne la storia, ma soprattutto il presente, questa sera si spegneranno le trenta candeline al Qube, l’ormai storico locale di via Portonaccio 212. Nata come serata di autofinanziamento per il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, nel giro di pochi anni è divenuta un punto di riferimento della comunità romana, sia quella arcobaleno, sia quella eterosessuale.
«L’idea nasce dall’intuizione delle volontarie e dei volontari del Mario Mieli come serata di autofinanziamento del Circolo» si legge nel comunicato stampa diramato dagli organizzatori della serata. «Le primissime feste, un party privato con il passaparola, si svolgono all’interno dei padiglioni dell’ex Mattatoio, a Testaccio». E lì, in quei locali, nasce anche il nome che rappresenta «la rivolta delle mucche contro i loro carnefici». Lo stesso logo, «una mucca che impugna una falce per vendicare le compagne macellate» simboleggia «un riscatto contro pregiudizi e discriminazioni».
E quindi il successo. Travolgente, quanto inaspettato. Che porta il Mieli a dover cambiare sede, per accogliere una clientela sempre più vasta. «Si decide, pertanto, di traslocare la serata, per qualche tempo, nel locale Grigio Notte, a Trastevere, per poi approdare all’ex cinema Castello, nei pressi del Vaticano». Per arrivare al Palladium e poi all’Alpheus, che vedrà la direzione artistica di Vladimir Luxuria. E proprio lei ci consegna i suoi ricordi, riguardo i molti aneddoti che si possono legare a Muccassassina e che ha raccolto in un volume, il suo primo libro edito da Bompiani, Chi ha paura della Muccassassina? in cui racconta cos’è “Mucca”, come viene chiamata affettuosamente la serata da chi vi partecipa.
«Muccassassina è stata per me una vera e propria “scuola di formazione”, sotto da tanti punti di vista» dichiara a Gaypost.it l’ex deputata di Rifondazione, nonché volto storico della comunità Lgbt+ italiana. Perché “Mucca” non è mai stata una semplice discoteca: «Lì abbiamo fatto politica. Come mi piaceva dire spesso, i corpi ballavano e le menti pensavano. E non c’è solo questo, ovviamente. Mi ha abituato a parlare di fronte agli altri, mi ha abituato a parlare da un palco, alla folla. Mi ha fatto conoscere e mi ha tenuto in contatto con la comunità. A Mucca, così come al Mario Mieli, devo tanto. Forse tutto».
E ride, al telefono, “la Vladi” quando le chiediamo di ricordare alcuni aneddoti sulla serata. «Ce ne sarebbero un milione» ci dice ancora, «ma ricordo una sera in particolare. Avevamo chiuso le casse all’una e mezza. C’era tantissima gente e non si poteva più entrare. Fuori c’era ancora una fila immensa. Arriva, ad un certo punto, un uomo della sicurezza: “C’è ‘na vecchia che vole entrare” mi disse, in romanesco. La signora insisteva, andai a vedere chi era. Si trattava di Pina Bausch. Era venuta a trarre ispirazione dalla nostra serata, per le sue coreografie». O ancora, quando Rupert Everett fu ospite della serata: «Doveva andare in bagno» ci rivela ancora «e gli dissi che se preferiva, poteva usare la toilette del mio camerino. Restammo a parlare per un po’, da me. Solo a parlare, scrivilo: sono una brava ragazza! Quando uscì, vidi gli occhi delle persone che erano lì che mi volevano incenerire». Brutta cosa, l’invidia…
[l’articolo continua dopo la gallery]
E l’anima politica della serata è il marchio di fabbrica di Muccassassina. Politica che coinvolge chi vi partecipa. Toccandolo, nelle corde profonde della coscienza. E a volte si trasforma in attivismo in prima linea. Come è successo a Sebastiano Secci, l’attuale presidente del Mieli, che si è avvicinato al circolo – ci confida – proprio grazie a Mucca: «Entrando lì, come cliente prima ancora di diventare attivista, ho subito respirato un’aria di libertà». E ancora: «Ogni volta che salgo sul palco di Muccassassina, per parlare come Presidente del Circolo Mario Mieli, mi trovo davanti, non dei semplici clienti, ma le anime della comunità Lgbt+ che considera quel folle gesto di interrompere la musica come un rito importante» dice ancora. «Da lì, lanciamo gli appuntamenti importanti come il Pride e ricordiamo quanto sia importante combattere l’omolesbobitransfobia o lo stigma verso le persone in Hiv+». Una serata, ricorda ancora Secci, che dà voce «a tutte quelle realtà che hanno bisogno di uno spazio per far sentire la loro voce».
«Definire Muccassassina soltanto una serata Lgbt+ è riduttivo» si legge ancora «perché, nel corso degli anni, ha cambiato il modo di fare serate, non solo nella capitale, ma anche nel resto d’Italia, diventando la serata più citata dalla stampa, cinema e letteratura e segnando indelebilmente la cultura Lgbt+ del nostro Paese». Una visione innovativa che si deve ai suoi numerosi direttori artistici, da Giorgio Gigliotti a Vladimir Luxuria, continuando con il «duo FloraTora, per poi passare a Diego Longobardi, Marco Longo, Angelo Pellegrino, per poi tornare, dal 10 ottobre 2014, a Diego Longobardi». Un palco che si è distinto, per altro, per la fondamentale presenza de La Karl du Pigné indimenticata artista incarnata da Andrea Berardicurti, recentemente scomparso, con il suo Sanremo Drag.
«La longevità di Muccassassina è dovuta al legame indissolubile che ha sempre avuto con il Mieli, associazione che rappresenta e di cui condivide tutte le battaglie sociali, civili e politiche». Legame che è anche indice di un’identità ben precisa: «È una festa di discoteca Lgbt+ volutamente di sinistra in cui tutti sono benvenuti e possono entrare e divertirsi a patto che non venga mai a mancare il rispetto e il riconoscimento dell’altro e della sua libertà». Anima di sinistra tenuta in piedi, nel corso del suo lungo mandato, da Rossana Praitano, storico volto della comunità Lgbt+ romana e nazionale.
«Muccassassina è stata per Roma non solo occasione di divertimento e fonte di cultura» spiega proprio Praitano a Gaypost.it «è stata una sorgente continua e potente di visibilità e rivendicazione. A Roma ormai chiunque conosce Muccassassina e viene percepita come un pezzo della città, elemento vitale e sentito come proprio, a prescindere da qualunque opinione si possa avere sulle singole questioni Lgbtq». Molto più che una serata, dunque, in primis per la comunità a cui si rivolge per cui, sempre secondo la ex presidente “Mucca” è stata una casa. «Per me tanta di quella mia vita, che fatico a pensarla» ci dice, «e dopo 30 anni Mucca (che molti come me solo così possiamo chiamarla, tanto è “ famiglia”) esiste coerente a se stessa. Un miracolo favoloso di longevità».
E in tempi come questi, in cui si assiste ad un continuo sgretolamento del tessuto sociale, è importante che luoghi come questo – che fanno politica e aggregazione, che liberano i corpi, che sensibilizzano alla cultura della salute e al rispetto tra tutte le diversità – non solo esistano ma che vengano anche celebrati. Gli anniversari non ci ricordano soltanto che il tempo passa, ma segnano la qualità spesa del tempo che ci è stato concesso. E quello speso a Muccassassina è un tempo speso bene, per tutte le ragioni di cui si è parlato. Per cui buon compleanno, “Mucca”. E, come si suol dire in tali occasioni, cento di questi giorni.
La famiglie sono tutte diverse. I diritti, invece, devono essere tutti uguali. E' questo il…
La notizia è di pochi minuti fa: Torino ospiterà l'Europride a giugno del 2027. Per…
Una bufala che sta circolando, durante queste Olimpiadi, è quella del “not a dude”. Stanno…
Ammetto che ieri guardavo un po’ distrattamente la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi a Parigi. Sono…
Il comune di Catania nega la carriera alias alle persone transgender e non binarie della…
Ce lo ricordiamo tutti, Ignazio Marino, allora sindaco di Roma, che trascrive pubblicamente 16 matrimoni…