Se «il sottosegretario Spadafora urlava dal Pride che i diritti civili non verranno toccati dal governo», Gandolfini «intratteneva incontri con due ministri di quello stesso governo»: il famigerato Fontana «e Bussetti, Ministro della Pubblica Istruzione». Questa la denuncia che arriva dai social network, nella pagina Facebook del film L’unione falla forse. Il leader del Family day si sta infatti organizzando con elementi di punta del “governo del cambiamento” per mettere in atto le proprie strategie. Strategie di certo non benevole alle persone Lgbt in Italia.
Secondo le indiscrezioni, «nei colloqui è emersa una comunione di vedute sulla necessità di tutelare il diritto dei bambini all’identità e di rilanciare un patto educativo tra scuola e famiglia che escluda ogni forma di colonizzazione ideologica». Tradotto in italiano corrente, significherebbe – sempre secondo gli amministratori della pagina, che ne danno una lettura condivisibile – «discriminare quei ragazzi che possano presentare degli orientamenti sessuali differenti da quelli di Gandolfini» e «combattere il fantasma del “Gender”».
Dalla pagina di Famiglie Arcobaleno, intanto, Marilena Grassadonia e Alessia Crocini lanciano un appello: «Cari genitori eterosessuali, parlo a voi perché noi genitori gay e lesbiche purtroppo siamo abituati a stare in prima linea e tentiamo di dare ai nostri figli e figlie gli strumenti per difendersi dal bullismo e dalle discriminazioni» comincia così il testo rivolto proprio alle famiglie “tradizionali”, invitate ad alzare la guardia. «L’ingerenza di questo “cattolicesimo” di estrema destra» si legge ancora «è un pericolo per tutti i nostri figli».
I pericoli sono abbastanza evidenti: «Se vostro figlio maschio non ama giocare a calcio è subito etichettato come gay, se vostra figlia non ama il rosa è lesbica, se vostro figlio ha il colore della pelle diverso o gli occhi orientali è uno che deve tornare a casa sua, se vostra figlia non fa religione è emarginata». Insomma, qualunque tipologia «di diversità verrà sempre più perseguitata e ostracizzata se lasciamo che questi signori stringano le loro sante alleanze […] e prendano possesso della scuola pubblica che dovrebbe essere laica e di tutti». L’invito è quello di un’alleanza finalizzata all’attenzione vigile e alla resistenza, nelle scuole come nella vita quotidiana.
I movimenti omofobi cercano di accreditarsi al Miur come interlocutori credibili nella definizione delle politiche scolastiche. Pare che stia anche circolando una lettera per chiedere l’iscrizione a Generazione Famiglia, per arrivare a quota 5.000. Numero di associati che consentirebbe all’associazione di proporre la propria candidatura in seno al Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola. «Per rendere possibile a Generazione Famiglia di sedersi al tavolo del Fonags» si legge nell’invito «dobbiamo compilare il modulo allegato che attesta l’iscrizione». Invito rivolto praticamente a chiunque, in quanto «possono i scriversi tutti i genitori (anche con figli che abbiano ultimato il percorso scolastico)».
Le conseguenze dell’ingresso di Generazione Famiglia – ex Manif pour tous Italia e associazione organizzatrice dei famigerati bus no-gender – sarebbero devastanti, in quanto vanificherebbero qualsiasi percorso di educazione alle differenze, di lotta al bullismo e di sensibilizzazione contro sessismo e discriminazioni di genere, in quanto verrebbero bollate come cavalli di Troia per far entrare il “gender” nelle scuole. E l’incontro tra Gandolfini e i ministri della Repubblica non è di certo rassicurante in tal senso, nonostante il pinkwashing del M5S e dei suoi rappresentanti, Lgbt e non.
Tutto questo mentre parte del nostro movimento trova più utile fare le pulci a qualche cartellone ritenuto eccessivamente normativo. O mentre qualcun altro anela messianiche rivoluzioni bolsceviche in salsa arcobaleno, tra polemiche contro bibite in lattina e elargizioni di patenti di neoliberismo come se nulla fosse. Il nemico vero, intanto, si organizza e occupa i palazzi del potere. Quei palazzi tanto invisi a chi reputa questioni quali i diritti civili come sovrastruttura borghese e capitalista, mentre vagheggia la fine dell’eterosessualità. Forse sarebbe il caso di rivedere la propria scala di priorità.
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