Ieri la nuotatrice Rachele Bruni si è portata a casa l’argento olimpico nella 10 chilometri di nuoto. A seguito di una lotta al cardiopalma per il secondo posto con la francese Aurélie Muller, poi squalificata per aver irregolarmente ostacolato l’italiana sul finish, l’atleta azzurra ha toccato le piastre di arrivo dopo 1 ora 56 minuti e 49 secondi.
Una vittoria meritata dedicata a tante persone: “Ho pensato a tutti i sacrifici che ho fatto -ha dichiarato Bruni a Casa Italia- alla mia famiglia, al mio allenatore, all’esercito, a Diletta, a tutte le persone che mi hanno seguito, che mi hanno sostenuto nei momenti di difficoltà”.
Ovviamente, Diletta non è un’amica bensì la compagna di Rachele. “Ho dedicato il mio argento anche a Diletta -ha spiegato l’atleta- non ho mai fatto coming out, ma non mi sono neanche mai preoccupata dei pregiudizi. Io vivo la mia vita con naturalezza”
E ancora: “Dite che ci vuole coraggio? Non lo so, so solo che mi è venuto naturale pensare alla mia Diletta. E non ai pregiudizi della gente“. “Indubbiamente -ha aggiunto- ci sono persone che hanno ancora dei pregiudizi, ma io vivo serena e tranquilla senza pensare a questo: vivo per me stessa, per la mia passione per il nuoto e per le persone che mi vogliono bene”.
Per Laura Boldrini, il coming out di oggi è frutto del riconoscimento dei diritti lgbt da parte dello Stato. “Sono almeno 49 gli atleti -ha commentato su Facebook la presidente della Camera- che si sono dichiarati LGBT alle Olimpiadi di Rio. Tutti appartengono a Paesi dove l’omosessualità è una condizione riconosciuta e rispettata. Ci sono invece Nazioni in cui purtroppo è ancora un crimine e manifestarlo pubblicamente significa rischiare anni di detenzione o addirittura la morte”.
“Un messaggio forte” secondo Arcigay. “In questo momento nel mondo dello sport è un problema vivere liberamente la propria sessualità” ha dichiarato all’Agenzia Dire il segretario nazionale dell’associazione, Gabriele Piazzoni. I coming out degli sportivi sono quindi fondamentali perché aiutano “tanti ragazzi che nei vivai giovanili si trovano in difficoltà. In molti spogliatoi c’è ancora molta strada da fare”.
“Oggi il grande assente resta il mondo del calcio– rilancia Piazzoni- che ancora rimane un buco nero dal punto di vista del coming out”. “Il prossimo obiettivo -conclude Arcigay- è abbattere il muro della paura anche nel mondo del calcio, dove si formano milioni e milioni di ragazzi in quello che dovrebbe essere un ambiente inclusivo”.
Ultime, ma non meno importanti, le parole di Bruna, mamma di Rachele Bruni: “Per un genitore l’importante è la felicità di un figlio, qualsiasi strada prenda. Alle volte, l’ipocrisia è un’arma per proteggersi, sei costretto a non dire. Ma noi abbiamo sempre amato tutti e tre i nostri figli”.
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