È arrivata ieri la prima sentenza sul caso dell’omicidio del giovane Luca Varani, della cui morte sono accusati Manuel Foffo e Marco Prato.
Ed è stato proprio Manuel Foffo, che aveva chiesto il rito abbreviato, ad essere stato condannato a 30 anni di reclusione. Il reato di cui è stato riconosciuto colpevole in primo grado è omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Marco Prato, invece, è stato rinviato a giudizio e il processo inizierà il prossimo 10 aprile. Prato rischia l’ergastolo, mentre Foffo, avendo chiesto il rito abbreviato, ha ottenuto lo sconto di un terzo della pena.
Amaro il commento del padre di Luca Varani dopo la sentenza del Gup. “Sono amareggiato, non è giustizia piena – ha dichiarato il signor Varani -. Questi omicidi non possono essere giudicati col rito abbreviato”. Ai genitori del ragazzo sono stati riconosciuti, in via provvisoria in attesa del rito civile che stabilisca definitivamente il risarcimento, 100 mila euro ciascuno.
Luca Varani, trovato morto in un appartamento del quartiere Collatino di Roma, era finito vittima dei violenti riti di Foffo e Prato. Secondo quanto hanno accertato le indagini, i due avevano fatto abuso di alcool e sostanze stupefacenti nei giorni subito precedenti a quello dell’omicidio.
La procura di Roma ha spiegato che poi avevano “girato in macchina per la vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere o comunque da aggredire al solo fine di provocargli sofferenze fisiche e togliergli la vita”.
Varani era stato costretto a bere una bevanda in cui era stato diluito un psicofarmaco. Una volta stordito il giovane, erano iniziate le torture, inflitte anche con coltelli e un martello, fino alla morte del 23enne avvenuta per dissanguamento due ore dopo. I carabinieri trovarono il corpo di Varani il 5 marzo 2016, un giorno e mezzo dopo la sua morte, quando lo stesso Foffo li condusse nell’appartamento del massacro e si costituì.
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