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Omofobia a Messina: la sera di San Valentino, coppia lesbica discriminata in un locale

Era il loro primo San Valentino insieme e, per Diletta Di Bartolo, il primo in coppia. Ma nei loro ricordi non rimarrà impresso come il più bello. Perché quella richiesta di evitare di scambiarsi affetto perché “c’è una bambina”, ha rovinato tutto. Diletta e la sua ragazza, la sera di San Valentino, erano in un locale di Messina, il Chiodo, a festeggiare, come molte altre coppie. Sul finire della cena il proprietario, si avvicina al loro tavolo. “Ci chiede se possiamo evitare – racconta Diletta – perché c’è una bambina. Ci dice anche che se vogliamo, può spostarci in un’altra sala, più appartata“.
Nel tavolo accanto a quello delle due ragazze, c’è un gruppo di otto persone e poco più in là una famigliola con una bambina di circa due o tre anni.

Diletta Di Bartolo

Solo qualche bacio

“Tra me e la mia ragazza non c’era stato niente di sconvolgente – conferma Diletta a Gaypost.it -, qualche abbraccio, qualche bacio sulla guancia e, al massimo, qualche bacio ‘a stampo’. Niente di più”. “Te lo giuro su quanto ho di più caro al mondo – insiste -. Vorrei proprio capire quale sia stato il comportamento giudicato sconveniente”.
Le ragazze rimangono molto perplesse per la richiesta dell’uomo. “Non avevamo notato fastidio da parte di nessuno – spiega Diletta -. La bambina ci ignorava del tutto. Non sappiamo se il richiamo sia stato una sua iniziativa o se qualche cliente si sia lamentato. Noi ci siamo limitate a fargli notare che se fossimo state una coppia etero, nessuno si sarebbe mai sognato, la sera del 14 febbraio, di sindacare su qualche manifestazione d’affetto”. L’uomo ribatte che non è vero, che sarebbe stato lo stesso perché “quando ci sono dei bambini…”.

La discussione, con toni pacati, prosegue per un po’. Alla fine le due ragazze fanno notare che comunque erano al dolce e di lì a poco se ne sarebbero andate in ogni caso. Diletta è rimasta molto turbata dall’accaduto e in uno status pubblicato su Facebook e molto condiviso, definisce l’uomo del locale un “ipocrita soggetto, che non ha neppure avuto il coraggio di ammettere che il problema non erano gli abbracci, i baci, i bambini, ma che il problema era la nostra sessualità“.

“Mai più in quel locale”

“Il punto è che dubito che quei genitori tappino gli occhi a quella bimba ogni volta che per strada una coppia si bacia – commenta la ragazza -, dubito che sia normale che un cliente (perché, cosa che gli è sfuggita, come era cliente l’allegra famigliola tradizionale , in quel momento lo erano anche le due pericolosissime lesbiche, cosa che MAI PIÙ accadrà) debba sentirsi la sera di San Valentino in errore o in colpa nel dimostrare affetto al proprio partner, e specialmente in questo caso non mi sento di dire che ambasciator non porta pena, perché se riporti una richiesta ingiusta ed omofoba del genere, sei colpevole, perché se tu proprietario avessi avuto un briciolo di senso dell’uguaglianza, avresti chiesto a loro di cambiare tavolo, NON A NOI”.

“Non rassegnamoci a fatti del genere”

Diletta ha voluto raccontare l’accaduto perché “chiunque sia contrario all’omofobia ed alle discriminazioni in ogni loro forma e manifestazione, deve essere al corrente di quali siano nella nostra città i posti da evitare poiché contrari ai loro principi”.
“Non è giusto – continua – rassegnarsi a questa tipologia di eventi, perché VOI proprietari/gestori di locali che rimproverate due ragazze innamorate NON SIETE NORMALI, e per quanto gentilmente vi possiate essere rivolti, per quanto vi sentiate nel giusto, non abbiate dubbi, quello è stato un atto di violenza”.
“Non è che se chiedi garbatamente a un gay di allontanarsi – commenta ancora la ragazza a Gaypost.it – è tanto più carino di dirgli ‘frocio di merda vattene’“.

Arcigay incontrerà il proprietario

Della vicenda si sta occupando Arcigay Messina. Il presidente Rosario Duca, appena eletto anche presidente del Coordinamento Regionale Arcigay, questa sera si recherà a Il Chiodo per incontrare il proprietario. Con lui ci sarà anche Diletta.
“Ho parlato al telefono con lui – racconta Duca a Gaypost.it -. Si è detto molto dispiaciuto, come se non si fosse reso davvero conto dell’accaduto. Ha detto che una famiglia presente nel locale si era lamentata”.
“Stiamo valutando se coinvolgere anche lo sportello legale di Arcigay Messina, in questa vicenda – continua -. La cosa che mi stupisce è che si tratta di un locale storicamente friendly. Quando negli anni ’80 e ’90 era difficilissimo organizzare qualcosa, lì potevamo farlo. Abbiamo organizzato serate con drag queen e molto altro. A quel tempo, il locale era gestito dai genitori dell’attuale proprietario”.

“Non ci accontenteremo di scuse di facciata”

Intanto, la comunità messinese ha fatto quadrato attorno alle ragazze e si prepara ad un’azione. “Ho chiesto a tutti di rimanere calmi perché è meglio prima parlare con il diretto interessato – sottolinea Duca -. Ma questa mobilitazione mi rende felice: è il frutto di anni di lavoro sul territorio. Non abbiamo intenzione di fare guerre contro nessuno, ma la vicenda va chiarita e non ci accontenteremo di scuse di facciata“. “Valuteremo se interessare dell’accaduto anche l’osservatorio contro le discriminazioni di Messina – conclude Duca – per avviare un percorso insieme al titolare del locale. Siamo determinati ad andare avanti, se la questione non dovesse risolversi nel modo migliore possibile”.

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