Epic fail della trasmissione Otto e mezzo, ieri sera su La7. La presentatrice, Lilli Gruber, ha ritenuto opportuno invitare Silvana De Mari, passata agli onori della cronaca per le sue offese contro la comunità Lgbt e, in particolare, contro il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di Roma, da cui ha per altro ricevuto una querela, per aver definito l’associazione romana come realtà che promuove la pedofilia. E su questo tema è quindi tornata, di fronte a una sbigottita Gruber che ha provato a contenerla.
«A Roma abbiamo un circolo intitolato al Mario Mieli, che riceve un fiume di denaro dallo Stato» ha tuonato Silvana De Mari, alludendo a non si sa quali fondi pubblici che, in grande quantità, confluirebbero nelle casse del Mieli. «Ricordo chi fosse Mario Mieli» ha continuato la dottoressa, nonché scrittrice di fantasy: «Mangiava gli escrementi suoi e del suo cane, e nel suo libro parla di come sia affascinato dall’erotismo dei bambini. Noi abbiamo un circolo che riceve denaro pubblico intitolato ad un signore che manifesta la propria pedofilia».
Occorre, a questo punto, seguire un duplice ragionamento. Il primo, riguarda la natura delle dichiarazioni attribute a Mario Mieli, ridotto – appunto – a un “pedofilo” che auspica il sesso indiscriminato con i bambini. Così non è: le righe incriminate – presenti sul suo libro più famoso e importate, Elementi di critica omosessuale – riguardano la possibilità dell’individuo, liberato dall'”educastrazione” borghese e dall’eteronormativismo, di vivere in piena ed assoluta libertà la sua sessualità, senza vincoli sociali. E non significa, come cerca di far intendere De Mari, che Mieli istigava gli adulti ad abusare dei bambini.
«Nel corso del libro» possiamo leggere nella voce della Treccani, dedicata a Mario Mieli «sono infatti poste in posizione strategica, tra le vittime dell’educastrazione e quindi tra le pratiche da recuperare perché utili allo svelamento del nostro io profondo, anche esperienze come la coprofilia, l’urofilia, il sadismo, il masochismo, la pedofilia; pratiche che tanto più sono demonizzate dalla società, tanto più devono essere recuperate quali veri e propri centri di resistenza». In un contesto, dunque, quello degli anni Settanta, in cui la morale dominante andava scardinata. A cominciare dalla critica al suo perbenismo.
Stiamo parlando di un modello utopico, in altre parole. Per altro, se prendiamo una frase di un testo e la decontestualizziamo dal resto dell’opera, possiamo far dire a un autore o ad un’autrice qualsiasi cosa. Se guardiamo alla Bibbia, ad esempio, troviamo una serie di versetti e di passaggi in cui stupro, pena di morte e torture o punizioni corporali sono pratiche ampiamente ammesse nella società dell’epoca. La Bibbia, ricordiamo ancora, rientra tra le “letture” proposte dagli insegnanti – come quelli di religione – nelle aule italiane. Se si seguisse la logica argomentativa della dottoressa De Mari, dovremmo dire che i docenti di religione cattolica propugnano pratiche devianti a scuola.
In secondo luogo, il ragionamento che va fatto riguarda proprio la qualità dell’informazione nel sistema italiano. Sfuggono le ragioni per cui, tra i vari ospiti possibili, La7 senta l’esigenza di invitare chi propugna idee – che, se vogliamo essere buoni, potremmo definire come bislacche ma che per amor di verità vanno bollate come discriminatorie e palesemente false – e sentimenti di avversione alla comunità arcobaleno. In un momento storico, per altro, in cui le persone Lgbt sono vittime di attacchi e di aggressioni, sia sul piano fisico sia nella narrazione politica. Insomma, un invito che poteva essere largamente evitato.
Non stupiscono, quindi, le reazioni e i commenti che la comunità e le persone ad essa solidali hanno riversato sui social network. Tutte accomunate dall’indignazione nei confronti di una puntata in cui, ancora una volta, si è fatta disinformazione contro gay, lesbiche, trans, ecc, e in cui si ritorna – ancora una volta – all’accostamento tra omosessualità e pedofilia. La7 troverebbe utile o eticamente accettabile far parlare di abusi sessuali un molestatore di donne o di questioni di migranti a un razzista conclamato? Perché, quindi, dare sponda a chi ha dimostrato pregiudizi contro la nostra comunità? Sarebbe il caso che chi decide il parterre di Otto e mezzo, e la stessa conduttrice, si interrogassero a fondo su tutto ciò.
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