Solo pochi giorni fa il governo di Riad aveva annoverato l’omosessualità tra le forme di estremismo pericoloso per lo Stato. Ora due giornalisti rischiano la vita per un outing: il governo saudita li ha bollati come omosessuali. Avevano aiutato i giornalisti stranieri a parlare coi dissidenti.
I due giornalisti, che hanno per ora chiesto l’anonimato, hanno 35 e 46 anni e sono attualmente trattenuti in Australia, uno detenuto in un carcere e l’altro in un ospedale per la cura della tubercolosi. Il governo australiano non ha ancora chiarito i motivi della loro detenzione, ma Reporters senza frontiere ha fatto sapere che i due giornalisti sono trattati in modo vergognoso e sottoposti ad outing.
I due giornalisti si sono visti costretti a scappare dall’Arabia Saudita, paese dove l’omosessualità è considerata reato ed è punibile anche con la morte.
Il giornalista più anziano, il 46enne, ha lavorato per la Cnn, per la Bbc e per il ministro dei Media del paese. E proprio durante il suo incarico presso il ministero, nel maggio 2018, ha aiutato due giornalisti canadesi della Cbc a ottenere i visti e a organizzare le interviste con i dissidenti. Questi ultimi poi sono stati arrestati proprio per essersi prestati all’intervista.
L’uomo racconta di aver ricevuto, nel settembre 2018, una visita dalla Presidenza della sicurezza di stato, ufficio che si occupa di controterrorismo e intelligence. Gli hanno anche chiesto del suo rapporto con l’altro giornalista, il più giovane. I servizi gli avrebbero detto di smettere di collaborare con la stampa straniera minacciando di rivelare il suo “segreto”. È convinto di essere stato pedinato e sottoposto a intercettazioni.
Il 46enne ha affermato di essere stato informato che qualcuno ha rivelato alla famiglia del giovane collega la natura della loro relazione. Sospetta che a gli autori dell’outing siano stati proprio i servizi.
La famiglia ha minacciato di denunciarli alla polizia, quindi i due sono scappati in Australia, dove sono arrivati con un visto turistico. Alla dogana, però, le autorità hanno chiesto loro se avessero intenzione di chiedere asilo: i due hanno confermato solo dopo essere stati portati in un centro di detenzione.
Il direttore dell’area Asia e Pacifico di Reporters senza frontiere teme che il caso dei due giornalisti possa finire come quello Jamal Khashoggi. Il giornalista saudita, noto dissidente, è stato ucciso all’ambasciata saudita di Istanbul nel 2018, anche se la corona nega ogni coinvolgimento. Fatto sta che di Jamal Khashoggi si sono perse le tracce.
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