Il dibattito attorno al referendum costituzionale previsto per il prossimo autunno sta oramai dividendo drasticamente l’opinione pubblica, suscitando ampissime discussioni. La cosa può essere interpretata come un segnale positivo perchè significa che accende le coscienze civiche degli italiani e delle italiane e spinge ad una certa partecipazione nella decisione del futuro assetto del Paese. Il punto è che, a volte, travalica confini che sarebbe meglio non superasse, comunque la si pensi. E, per inciso, chi scrive molto probabilmente voterà sì.
Come prevedibile era, dati i relatori, che si parlasse della legge come di una norma che sancisce la piena eguaglianza sociale e giuridica. Vale la pena ricordare, però, che pur trattandosi di una norma che riconosce diritti finora non riconosciuti alle coppie gay e lesbiche, non si tratta del matrimonio egualitario che sarebbe un reale riconoscimento di parità. Non ci sono due “coniugi” dopo una unione civile, ma due “parti”. I contraenti che volessero diventare genitori, dovranno momentaneamente rinunciarvi in quanto le coppie omogenitoriali nel nostro Paese continuano a non ricevere il riconoscimento che meriterebbero, solo per fare alcuni esempi.
La cosa ha preso una piega diversa quando il discorso è stato deviato sulla questione del referendum costituzionale su cui la maggioranza del Pd sta investendo molto in termini di campagna per il “Sì”. E la ministra non s’è fatta scappare l’occasione della platea del Village. Con il sostegno dell’onorevole Zan, infatti, sono emersi due ragionamenti. Il primo: “Votare Sì è necessario per ottenere altre importanti leggi per la collettività LGBT”, tra cui la legge contro l’omofobia che, lo ricordiamo, in realtà non è mai stata discussa in Senato. Il secondo: “Se siamo riusciti a ottenere la legge sulle Unioni Civili ora possiamo anche ottenere questa riforma!”. Il messaggio è chiaro: se non vince il sì al referendum sono a rischio tutte le altre leggi che si possono fare in tema di diritti delle persone LGBT che, grate per la legge Cirinnà, ora dovrebbero appunto sostenere il sì.
Eppure, il Parlamento è eletto per fare le leggi e compito dei parlamentari è assicurarsi che la Costituzione venga applicata, principi di uguaglianza inclusi. Sarebbe come ringraziare un docente perché insegna o un magistrato perché celebra processi.
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