Come da previsione, alla vigilia del secondo round parlamentare del ddl sulle unioni civili, tutti ricominciano a parlare di gestazione per altri (anche se la chiamano “utero in affitto”) e di genitorialità, con il solito refrain per cui un bambino ha bisogno di una madre e di un padre. Tutto come se dalla legge, a seguito proprio di questo dibattito, non fosse stata stralciata proprio l’adozione del figlio del partner. Intanto la scienza va avanti, sul tema dell’omogenitorialità, e dagli States arriva l’ennesimo studio secondo cui i padri gay non hanno nulla da invidiare ai padri o ai genitori etero.
Dai dati dello studio è emerso che il 36 per cento dei figli di coppie gay è nato da una relazione eterosessuale, il 38 per cento è stato adottato o preso in affidamento e il 14 per cento è nato con l’aiuto di una mamma surrogata. Il 74% dei figli di padri gay, dunque, non ha nulla a che vedere con la gestazione per altri. Molti dei padri hanno ammesso di aver incontrato ostacoli per la custodia dei loro figli (33 per cento), per adottare un bambino (44 per cento) o per diventare padre attraverso una mamma surrogata (18 per cento). Inoltre, tra il 20 e il 30 per cento degli intervistati ha riferito di aver avuto esperienze stigmatizzanti a causa del loro essere padri omosessuali, soprattutto da parte dei membri della propria famiglia, dagli amici e da alcune persone in contesti religiosi. Un terzo dei genitori ha riferito che i loro figli sono stati presi in giro, sono stati vittime di bullismo o hanno avuto esperienze stigmatizzanti a causa di amici. L’evidenza, dunque, è che i problemi dei padri gay e dei loo figli non sono da ricercarsi nel rapporto genitoriale, né nell’orientamento sessuale dei padri, né ancora nel modo in cui sono venuti al mondo i bambini, quanto piuttosto nell’omofobia diffusa nella società.
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