Era da un po’ che non si sentiva parlare di Paola Binetti, parlamentare ultracattolica, accanita oppositrice di qualsiasi diritto riguardi le persone lgbt, unioni civili in primis. Ma la campagna elettorale non ci risparmia niente. Così, intervistata da Blasting News, Binetti spiega che la legislatura che sta per concludersi ha “inquinato tutti i fondamenti delle nostre convinzioni più profonde”. Come? “Trasformando il diritto alla vita in diritto alla morte – dice -; oppure trasformando il diritto di un figlio ad avere una famiglia con padre e madre nel diritto di un genitore ad avere un figlio a tutti i costi”. Il riferimento, com’è evidente, è alla legge sul testamento biologico e a quella sulle unioni civili.
Incalzata da Maurizio Ribechini, la deputata uscente e ricandidata con “Noi con l’Italia” (la cosiddetta “quarta gamba della coalizione di centro destra), ha ammesso che è difficile abolire queste leggi. “L’esperienza di questi ultimi 40 anni, ovvero dopo la legge sull’aborto – ha riconosciuto Binetti – ha dimostrato che indietro non si torna. E questo dà dolore e dispiacere”. Quello che lei e il centrodestra vogliono fare, però, è evitare che si vada oltre. E cioè che si riconosca la genitorialità delle coppie dello stesso sesso, per esempio.
“Ma se indietro non si torna, è anche vero che noi abbiamo tutta la determinazione a porre dei vincoli molto forti e chiari a quello che è l’asse genitoriale nelle unioni civili – rilancia -. La coppia scelga pure il proprio modello di vita, ma non possiamo permettere che ciò tolga ai bambini il diritto di avere una madre e un padre. Non possono esserci opzioni. La legge questo non lo dice, anche se poi ha bluffato grazie a una magistratura compiacente e molte coppie omosessuali stanno ricorrendo all’utero in affitto”.
Una dichiarazione in linea con quanto detto finora anche dai leader della sua coalizione, da Berlusconi a Giorgia Meloni. E lei, Paola Binetti, è sicura che sarà proprio il centrodestra ad assicurarsi la vittoria alle elezioni. Poi Binetti è tornata sulla questione testamento biologico. Per la deputata è necessario “recuperare due aspetti importanti: il diritto all’obiezione di coscienza per i medici e ottenere che il ricorso alla sedazione profonda sia fatto solo ed esclusivamente nel rispetto dei criteri fissati dal ‘Comitato nazionale di bioetica’, ossia quando il paziente è realmente in fin di vita e non invece quando si è stancato di vivere o i suoi parenti dicono che forse è stanco di vivere”.
In favore del diritto all’obiezione di coscienza, che in realtà la legge sul biotestamento non prevede, si era anche espressa Beatrice Lorenzin, ministra della Salute uscente e candidata con la coalizione di centrosinistra. La stessa che oggi, in un’intervista al Corriere della Sera ricorda di aver “dato battaglia sulle stepchild adoption”.
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