“Su questa legge bisogna marciare nella stessa direzione: parlamentari, partiti, associazioni. Chiedo una forte assunzione di responsabilità” con queste parole il deputato Pd Alessandro Zan ha chiuso il suo intervento nel corso del convegno: “Per la dignità delle persone. Contro la violenza omotransfobica”. Il primo firmatario della legge contro l’omobitransfobia attualmente in commissione Giustizia ha così riaperto, da relatore della proposta di legge e organizzatore del convegno, il dialogo con l’associazionismo Lgbt+ e la politica istituzionale sul tema dei diritti.
All’interno della sala del Refettorio di palazzo san Macuto della Camera dei Deputati le associazioni si sono confrontate su una legge che potrebbe a distanza di quattro anni dall’approvazione della legge Cirinnà, segnare una nuova svolta nella vita della comunità arcobaleno.
Il senso del deputato Zan è di facile intuizione: proprio perché è un’epoca in cui essere ottimisti è insensato, bisogna esserlo. Più flebile è il tempo più forte la voce e la responsabilità di ciascuno. Ognuno dovrà fare la sua parte. La presenza del Segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti segnala indubbiamente una novità per le istanze Lgbt. Istanze che il segretario appoggia senza quei “ma” che hanno costellato la politica dei diritti negli ultimi 30 anni. Ne è convinta la senatrice Monica Cirinnà che evidenzia durante il suo intervento: “Zingaretti sta ascoltando. Cosa che i precedenti segretari si erano dimenticati di fare. È un segno politico che il Partito Democratico sia qui da ore”.
E non è il solo.
Basta infatti alzare lo sguardo tra gli arredi crema e bordeaux dell’elegante biblioteca per riconoscere tra i presenti i parlamentari Pd Matteo Orfini, Filippo Sensi, Martina Nardi Francesco Verducci , Massimo Ungaro di Italia viva. Ma anche quelli cinque stelle come Mario Perantoni e Alessandra Maiorino. “Sostengo naturalmente il ddl ma voglio ascoltare cosa hanno da dire le associazioni”, sussurra un deputato. La proposta della senatrice Cirinnà è tecnica: “Dato che siamo incerti” dice “perché non ci impegniamo ad evitare una seconda lettura. Facciamo una bicameralina. Accordiamoci su un testo e poi quando arriva al senato lo teniamo chiuso. È un modo per fare presto e bene” e conclude: “Faccio un appello al coraggio: superiamo differenza sia dentro il PD che fuori”.
Il riferimento è chiaro. Il “fuori” è il M5s responsabile nella precedente legislatura del buco della legge Cirinnà sul riconoscimento delle Famiglie Arcobaleno. Proprio il M5s nei panni della senatrice Maiorino sferrerà più tardi una leggera spallata alla legge Zan rivendicato l’importanza della sua di legge depositata in Senato: “Se dai alla possibilità di denuncia ma non dai poi uno strumento” ha detto “costringi le persone a un coming out. Il nostro testo di legge va a istituire le case rifugio. Una scelta necessaria per dimostrare che lo Stato c’è. Probabilmente il percorso sarà accidentato eppure” conclude “sono convinta che si deve chiedere 100 e ambire ad avere 100 e se proprio il percorso ci obbligherà ad abbassare le nostre mire”.
Su questo punto è l’intervento del giurista e avvocato Antonio Rotelli, tra i cofondatori di Rete Lenford a dissipare la matassa giudicando positivamente la legge Zan: “Quelle di questo testo sono proposte asciutte che chiedono inserimento nella legge Mancino-Reale la definizione di orientamento sessuale e identità di genere. La priorità, adesso, è di riuscire a estendere la legge Mancino-Reale se non facciamo prima questo non riusciremo ad andare da nessuna parte”.
A fare da eco l’intervento di Angelo Schillaci docente di Diritto pubblico comparato presso l’Università Sapienza di Roma.
“Un intervento penale andrebbe a conferire alle persone Lgbt una speciale protezione considerata la vulnerabilità speciale a cui sono soggette” conclude Schillaci, porterebbe a “Una sicurezza personale ma anche al completamento parziale dell’immagine giuridica. Si andrebbe così a un completamento della personalità giuridica”.
Laura Boldrini che da ex presidente della Camera conosce bene i meccanismi e gli inciampi possibili. E lancia un monito al segretario Zingaretti. “Il terreno non è arato c’è da cominciare da capo anche su termini di tenuta della maggioranza su certi temi” e poi evidenzia l’importanza della legge Zan: “Sono d’accordo che bisognerebbe puntare a dare strutture di odio ma adesso” dice “abbiamo l’opportunità penso che come primo passo la condotta penale sia la più importante. Un atteggiamento accorto ma anche programmatico. E se lo faremo non sarà una cosa qualsiasi sarà un passo storico”.
Subito dopo arriva l’intervento più atteso. Posti in piedi oltre i 98 disponibili, per ascoltare cosa avrà da dire il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti che pronuncia da subito parole guerresche. “Prepariamoci a combattere per ottenere il risultato migliore – dice-, sapendo che in Parlamento servono i voti. Io confermo che il Pd ci sta e spingerà per andare avanti con la legge, per chiudere in tempi non biblici”. “La legge ha un valore specifico in sé, ma rompe anche un muro nella società”. A tal proposito il segretario del Pd ha fatto un parallelo con la legge contro la violenza sessuale sulle donne del 1996: “fu importante per il merito, ma ha anche aperto spazi più ampi”.
“Per questo bisogna andare avanti, andando anche ben oltre la maggioranza di governi, ma procedendo con tempi ragionevoli”. In secondo luogo la legge è importante perché “dà sostanza al principio di mettere prima le persone, e in questo modo potrà ridare a molti fiducia nella politica e nelle istituzioni; perché oggi non intercettano i diritti costituzionali nella loro vita concreta”. La legge contro l’omotransfobia, è inoltre importante, perché “siamo in un tempo storico di capovolgimento dei valori da cui è nata la nostra Repubblica”.
Di fronte a una fase in cui “il populismo porta a una regressione e a un restringimento degli spazi di libertà individuale, noi cerchiamo di rimettere i valori nel loro ordine gerarchico”. Insomma questa legge “è parte di una battaglia culturale e politica per dire al Paese che oltre a un presente difficile e a un ritorno ad un passato oscuro, c’è la possibilità di un futuro di speranza e di benessere”.
Il momento delle associazioni non è meno intenso. E la sala ha visto una chiara divisione tra chi si ritiene soddisfatto della legge così come è stata presentata e da chi, preferirebbe venisse fatto un calcolo politico di convenienza o di opportunità, per chiedere cento e ottenere cinquanta insomma.
Ad aprire il ciclo degli interventi delle associazioni è Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay che non ha dubbi: “La presenza di Zingaretti al convegno lascia sperare che questa volta potremmo raggiungere la meta, specie se consideriamo che ci troviamo al quinto tentativo parlamentare”.
Dalla responsabile di SAT (Servizio Accoglienza Trans/Transgender) che annuncia: “Vorrei una legge semplice senza orpelli. Chiamare per nome un crimine d’odio significa spogliarlo di ogni retorica di espressione”. E aggiunge: “Se inseriamo queste buone pratiche rischiamo che questa legge si fermi per questioni economiche. Io non posso permettere che una legge contro la transfobia e l’omofobia si fermi per cose che non possiamo finanziare. Io voglio ottenere il 100% di questa legge”.
Si passa poi a un ragionamento per così dire politico, quello pronunciato dal Segretario generale Arcigay, Gabriele Piazzoni: “Se partiamo con un frecciarossa arriviamo con una littorina. Se partiamo con una littorina, forse non ci arriviamo. Sono convinto che avremo un’opposizione ferocissima. Gli attacchi saranno diversi ma concentrici. Bisogna trovarsi pronti”.
Se Sandro Gallittu, Responsabile CGIL Nuovi Diritti definisce “l’ampliamento della Mancino tra le ipotesi più conveniente”, tra i vari interventi l’affondo più duro arriva da dal portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo: “La legge Mancino che si vuole estendere è del 1993. Ad oggi dobbiamo pensare che a sentenza sono arrivati solo 16 casi in 27 anni e ci fa capire quanto poco viene applicata. Questa non è una legge contro l’omofobia. È una legge contro l’odio. Se vogliamo fare il plus dobbiamo fare una legge che abbia anche dei servizi”. A tranquillizzare il portavoce di Gay center e la sala arriva repentina la risposta del deputato Zan. “La questione è superata dal fatto che faremo un testo base che terrà conto di tutti i contributi” dice. Dunque anche di quelli che prevedono oltre la parte penale anche quella, per così dire, di assistenza alla vittima di omobitransfobia.
Il punto è questo: la legge si trova ancora ai nastri di partenza. L’obiettivo della Maggioranza (con pezzi di opposizione come Forza Italia nei panni di Mara Carfagna) è di arrivare con un testo condiviso su cui ottenere un ampio consenso. “Ora si avanti con il lavoro in Commissione alla Camera per arrivare a un testo base condiviso” conclude il deputato PD “lo faremo con l’aiuto di tutte le associazioni lgbt+ italiane, i cui contributi ai lavori di questa giornata sono stati preziosi”.
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