L’Onda Pride è pronta a invadere le strade di Milano il 29 giugno.
Una celebrazione che in un anno così importante, il cinquantesimo anniversario dei moti rivoluzionari di Stonewall, porta nel capoluogo meneghino non poche polemiche. Il motivo: Caterina Balivo che direttamente da Rai1 è stata scelta come madrina d’eccezione della manifestazione.
La scelta dell’organizzazione di ospitare Caterina Balivo al Pride di Milano non è andata giù alla comunità Lgbt considerando gli scivoloni offensivi della conduttrice campana. Prova evidente di una persona con scarsissima dimestichezza in questioni che riguardano l’omofobia, l’orientamento sessuale, l’identità di genere. Insomma tutto ciò che dovrebbe rappresentare un Pride. Nel 2017, durante le serate del Festival di Sanremo, Caterina Balivo pubblicò un video sulle Storie di Instagram per commentare la presenza Ricky Martin all’Ariston con non proprio elegante: “Ricky Martin sei bono, anche se frocio!”
Il video sta facendo il giro del web. Ma non è finita qui. La conduttrice si è recentemente resa protagonista di un altro momento imbarazzante durante una diretta del suo programma, quando, chiedendo all’ospite Alba Parietti il nome di una collega opinionista valida tanto quanto lei, e ricevendo come risposta Vladimir Luxuria, commentò: “Dimmi il nome di una donna donna, con la gonna”.
Transfobia. Non è finita qui. Nel 2017 interviene prende di mira Diletta Leotta intervenuta al 67esimo Festival di Sanremo per parlare dell’incresciosa vicenda capitatale quando alcuni hacker le hanno rubato dal suo profilo “iCloud” alcune sue foto e video privati poi diffusi e pubblicati in rete. Caso per il quale la procura di Milano ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di accesso abusivo a sistema informatico a carico di ignoti. Il commento fuori luogo della madrina del Milano Pride è perentorio: “Non puoi parlare della violazione della #privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna”.
Una scelta quindi che porta dietro molte critiche e qualche difesa, come quella di un volontario del Milano Pride che sulla propria pagina Facebook scrive:
Si, è vero, Caterina Balivo ha avuto in un paio di occasioni alcuni scivoloni dettati però da leggerezza, non da omofobia. E conoscere una persona ti permette di andare oltre a una frase sbagliata.
Vorrei infine ricordare che il Milano Pride è organizzato da volontari, che ogni scelta si può criticare, ma oltre a commentare davanti uno schermo si può sempre mettersi in gioco contribuendo alla sua organizzazione. Ah, le riunioni iniziano a ottobre.
In linea di massima l’onore e l’onere di essere madrina di un evento come il Pride si dà come riconoscimento ad una persona che si è impegnata personalmente per i diritti Lgbtqi. Il paese ne è pieno. Mentre altri Pride hanno scelto testimonial che rappresentano la storia del movimento, considerando il momento storico e l’anniversario non di poco conto, Milano ha preferito optare per un volto noto della TV. Sicuramente di richiamo, ma che offre il fianco a moltissime polemiche.
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