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Polemiche sul Perugia Pride, la chiesa sconfessa il senatore Pillon

Un vero altolà al senatore Pillon che nelle settimane scorse aveva aspramente criticato la governatrice Tesei per il patrocinio concesso al pride di Perugia. «La Chiesa umbra» si legge su Umbria24.it, «ha detto la sua sul Pride prendendo nettamente le distanze dal senatore Pillon». I toni usati non sono certo benevoli: «Bolla gli artefici dell’attacco alla manifestazione e a Donatella Tesei che lo aveva “patrocinato” come “aree oltranziste del centrodestra”». E ancora, «sostiene che le famiglie cattoliche “spesso si sentono lontane dallo stile comunicativo e dalle idee di qualche politico che sembra giocare partite personali“». Parole apparse su La Voce, il settimanale delle diocesi umbre.

Le accuse di Pillon alla governatrice Tesei

Umbria24.it rimanda a un sito, Passaggi Magazine, in cui sono riportati diversi contributi apparsi su La Voce. In uno di questi si parla di quali sarebbero le reali ragioni dell’attacco di Pillon a Tesei. «L’area cattolica di estrema destra, quella che fa riferimento alla Marcia per la Vita, per intenderci, ha protestato con una violenza inusitata e personalizzata unicamente contro la Presidente Tesei, accusandola di aver tradito l’impegno preso con quell’area del mondo cattolico durante la campagna elettorale» possiamo leggere sul sito in questione. Ma cosa c’è dietro?

Il vero oggetto del contendere: le elezioni del 2023

La governatrice Tesei

«Il vero oggetto del contendere è l’elezione in parlamento l’anno prossimo: diminuiti i parlamentari eleggibili, in calo il consenso della Lega, il pericolo è che in Umbria di leghisti se ne eleggano un paio al massimo». E, come ricorda La Voce «se è la Tesei ad essere candidata […] c’è poco spazio per gli altri aspiranti». Tra gli altri aspiranti ci sarebbe, appunto, Pillon. «Il senatore Pillon nel 2018 è stato eletto in Lombardia, dove stavolta, però, difficilmente ci sarà spazio per lui: se vuole mantenere la poltrona da senatore, deve probabilmente farsi eleggere in Umbria. E deve essere “IL” candidato della Lega, per poter far il bis». Insomma, una manovra per far fuori la sua diretta concorrente.

La chiesa prende le distanze da Pillon

Chiamata direttamente in causa, la chiesa cattolica ha però preso le distanze dal senatore leghista. «Il settimanale la Voce ha pubblicato un commento a firma del suo direttore, che invita tutti a distinguere la chiesa e le famiglie cristiane che testimoniano la bellezza della vita e della famiglia, come è avvenuto domenica scorsa con una festa in piazza IV Novembre a Perugia, da “alcune aree oltranziste e intolleranti di centrodestra, più destra che centro”». E quindi l’affondo: «Senza fare nomi, tra questi c’è lo stesso soggetto politico – un senatore – che sta creando spaccature all’interno del partito al quale appartiene». Continuando: «Ora nelle piazze cattoliche umbre di domenica scorsa non appariva neppure l’ombra del personaggio in questione». Insomma, un vero e proprio attacco a una strumentalizzazione, da cui la comunità cattolica umbra si tira fuori. E l’ennesimo autogol per l’esponente leghista, che scontenta la sua stessa comunità.

La lettera del presidente di Omphalos LGBTI+

Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos

Al direttore de La Voce, tramite il quotidiano Umbria24.it, il presidente di Omphalos LGBTI+ Stefano Bucaioni invia una lettera aperta partendo dal concetto di “famiglie”. «Ho visto, per l’ennesima volta» scrive il presidente dell’associazione che organizza l’Umbria Pride, «i soliti personaggi politici rivendicare la rappresentanza politica della Chiesa umbra e utilizzare “la famiglia” come una clava con cui provare a schiacciare noi persone Lgbti+, i nostri diritti, le nostre famiglie e le nostre rivendicazioni». Poi, spiega Bucaioni, è arrivato l’editoriale su La Voce, che si può leggere come una forma di apertura.

Dialogo possibile su ciò che unisce

«Le rispettive differenze certamente rimangono» sottolinea. «E probabilmente le ferite del passato non si rimargineranno fintanto che la Chiesa Cattolica non avrà il coraggio di chiedere perdono». Perdono «per il male che nei secoli ha compiuto, avallato o tollerato contro le persone omosessuali e transessuali». Bucaioni cita i roghi, le condanne e per le “terapie riparative” ancora oggi praticate. Poi però parla di dialogo possibile su “ciò che ci unisce”. «La cura del prossimo, l’accoglienza dei migranti, il sostegno di chi ha meno, il perdono di chi sbaglia, e anche la difesa delle famiglie, tutte» spiega «sottraendo finalmente questo tema dagli artigli della destra oltranzista e ipocrita per costruire una società migliore, più aperta, più inclusiva e, quindi, più felice».

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