Crollano una dietro l’altra le regioni in Polonia “libere dall’ideologia Lgbt”. Tutto nasce dalla decisione della Commissione Europea di sospendere l’erogazione dei fondi per la crisi dovuta alla pandemia. Molte zone del paese hanno dunque deciso di non dichiararsi più “Lgbt free zone”. Una misura introdotta nel 2019 e che si risolveva in vere e proprie azioni di contrasto – alcune anche violente – contro le marce dell’orgoglio e la “propaganda gender”.
Nel corso di questi anni, queste “zone libere” avevano già creato alcuni problemi alla Polonia e alle città che avevano aderito all’iniziativa. Come riportato tempo fa, la città di Krasnik era stato al centro di pesanti ripercussioni. «Il provvedimento che mirava a difendere le famiglie polacche, nonché cristiane, dal “pericolo arcobaleno” si è rivelato un vero e proprio boomerang per la cittadinanza. Con gravissime ripercussioni per l’economia e per l’immagine della città stessa». Infatti «già a febbraio del 2020 il sindaco della città francese Nogent-sur-Oise aveva deciso di interrompere la cooperazione con Krasnik per scambi culturali fra studenti».
Dopo le dichiarazioni della Commissione, dunque, il dietrofront della regione di Santacroce già la settimana scorsa. Quindi, lunedì 27 settembre, «i funzionari delle province sudorientali di Podkarpackie e Lubelskie e della provincia meridionale di Malopolskie» tre dei territori in cui erano in vigore le mozioni omofobiche dei governi sovranisti locali «hanno votato tutti per abrogare le mozioni» riporta il sito nella Nbc News. Evidentemente l’esigenza di prendere denaro è stata più forte di quella di salvaguardare la famiglia dal pericolo arcobaleno. Qualsiasi cosa ciò possa significare.
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