Continuano, in Polonia, soprusi e violenze contro la comunità Lgbt+. Proprio ieri, come riporta il sito Euronews, c’è stato uno scontro nella capitale, Varsavia, tra la comunità arcobaleno e l’estrema destra, supportata dal governo in carica. I gruppi ultraradicali, che comprendono anche cristiani fondamentalisti, hanno annunciato infatti di voler presentare un disegno di legge che ha lo scopo di impedire i pride. Il provvedimento sarebbe speculare a quello approvato in Russia, dove le manifestazioni Lgbt vengono bollate come “propaganda omosessuale” e rese fuori legge.
Dopo i disordini della scorsa settimana, dunque, si è tornati agli sconti in piazza. «In questo paese fascisti e nazisti possono manifestare urlando slogan omofobi che non avrebbero posto in altri luoghi del mondo» ha dichiarato una manifestante, durante la protesta. Aggiungendo: «Qui sono protetti e possono fare ciò che vogliono», alludendo proprio alle politiche del governo Duda recentemente rieletto, poco benevole nei confronti di donne e minoranze. Le proteste di questi giorni hanno portato a 48 persone arrestate.
La Polonia è balzata, tristemente, agli onori della cronaca già qualche mese fa, quando sono state istituite le cosiddette “zone lgbt-free”. In 86 enti locali di vario livello, ricordiamo, si sono adottati diversi provvedimenti per stabilire “zone franche” dove non è possibile manifestare o avviare percorsi di educazione delle differenze nelle scuole. «Le ong Lgbt, ad esempio, sono escluse dai progetti e dai bandi di concorso, e si impedisce che possano affittare spazi per formazioni, conferenze, eventi». Situazione molto preoccupante, che continua ad essere al centro del dibattito politico in un paese che sembra aver ceduto alla peggiore propaganda omofoba.
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