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Prato, l’Hiv e i “festini di sesso sfrenato”: per qualche copia venduta in più

Potremmo ribattezzarlo il “filone Iene”, anche se non è certo la prima volta che succede. Ormai da giorni ogni escamotage è buono perché si sbatta in prima pagina la sessualità degli uomini omosessuali o, più semplicemente, degli uomini che fanno sesso con gli uomini. Il tutto con la “dovuta” dose di pruderie, di presunto scandalo (come se le altre persone non facessero sesso come, dove e con chi meglio credono), di voyerismo e sessuofobia. Nel 2017, a quasi 60 anni dallo scandalo dei Balletti Verdi (risoltosi poi in un’enorme bolla mediatica il cui unico risultato fu rovinare la vita a centinaia di persone), e a 50 dal movimento di liberazione sessuale, il sesso tra uomini trova spazio nei media solo in una dimensione scandalistica. L’abbiamo visto con l’ormai noto servizio delle Iene, qualche giorno dopo con un “reportage” del Corriere della Sera che mischiava circoli di associazioni, incontri privati e l’uso delle app di dating, ma la punta estrema (speriamo!) si è toccata oggi.

Le anticipazioni del numero di Giallo in edicola l’8 marzo

Secondo quanto anticipa il sito di notizie Leggo.it, la copertina del numero di Giallo in edicola il prossimo 8 marzo riporta questo titolo: “L’omicidio Varani – L’orrore non ha fine: Prato è sieropositivo. Chi partecipava ai suoi festini di sesso sfrenato è a rischio”. Sempre Leggo.it spiega che il settimanale diretto da Andrea Baviardi “pubblica in esclusiva i documenti che provano che Marco Prato, il giovane pierre romano, accusato del delitto di Luca Varani insieme a Manuel Foffo, già condannato a 30 anni, è risultato positivo al test dell’Hiv”. Boom!
Facciamo un respiro profondo e andiamo con ordine.

Diritto di cronaca o tutela della privacy

Marco Prato è accusato, insieme a Manuel Foffo già condannato a 30 anni di reclusione con il rito abbreviato, di avere ucciso Luca Varani dopo averlo torturato per ore. Il processo a Marco Prato inizierà il prossimo 10 aprile. Il pierre romano dovrà rispondere delle accuse che gli sono rivolte tra le quali non rientra certo il suo stato di salute. Ammesso che le informazioni diffuse da Giallo siano vere, perché diffondere un dato sensibile (così definito dalla legge sulla privacy)? Non certo per diritto di cronaca che ha il dovere di rispettare la contingenza (cioè si possono riportare notizie strettamente connesse al fatto che si racconta): cosa c’entra con il delitto di cui è accusato Prato, il fatto che sia o no sieropositivo?

L’immagine di una manifestazione contro lo stigma sulle persone HIV+

Ammettiamo, ancora una volta, che il test sia stato fatto nell’ambito di una linea difensiva dell’avvocato di Prato che non conosciamo: la legge sulla privacy, oltre che una desueta etica professionale, impedisce comunque di diffondere informazioni sullo stato di salute (sierologico, in questo caso) delle persone. A meno che non sia l’interessato a diffonderle, ma non è questa la circostanza, altrimenti non sarebbero stati necessari “i documenti che provano che Marco Prato è risultato positivo al test dell’Hiv”.
Da quello che possiamo dedurre, dunque, potremmo essere davanti ad un caso di violazione della privacy.

Il sito Today.it aggiunge qualche dettaglio sull’anticipazione: Prato avrebbe saputo del suo stato sierologico solo in carcere, ma “gli inquirenti dovranno capire se il giovane ne fosse al corrente: in caso affermativo, rischierebbe una nuova imputazione”.

Sesso tra gay e Hiv

Saranno, appunto, i giudici a stabilire se da questo debba nascere un’altra accusa contro Prato o no. Fino ad allora, però, lo stato sierologico di Prato rimane un dato sensibile da non diffondere. Dobbiamo ricordare, poi, che Prato faceva sesso con altri adulti consenzienti (fino a prova contraria), liberi di decidere se proteggersi durante un rapporto sessuale oppure no. Una decisione che non si prende solo in base a chi si ha di fronte, ma a prescindere, per tutela personale. Allora, invece di parlare di persone “a rischio” perché hanno fatto sesso con il pierre romano, sarebbe stata un’occasione per parlare di prevenzione e dell’importanza di fare periodicamente il test dell’Hiv. Chissà se l’autore dell’articolo si è chiesto se chi e quanti, negli anni, ha avuto rapporti

Immagine di uno spot tv contro l’Aids del 1989: un alone viola passava da una persona all’altra come un marchio

sessuali con Prato (sfrenati, ovviamente, roba da gay), usasse le precauzioni o no. Oppure si è chiesto se queste stesse persone avessero, volontariamente, deciso di non proteggersi. Oppure, ancora, se e quante altre persone sieropositive avessero incontrato nella loro vita e con quante di queste persone abbiano avuto rapporti sessuali.

 

A noi sembra che l’unico scopo sia parlare, di nuovo di sesso tra uomini nel modo peggiore possibile, collegandolo per di più all’HIV come se fossimo negli anni ’80, quando si parlava di “peste gay” e l’Hiv sembrava un’esclusiva dei maschi che fanno sesso con i maschi, oltre che delle persone tossicodipendenti. Che le cose stiano diversamente e che l’Hiv riguarda tutti e tutte, è una consapevolezza che speravamo acquisita. Ma sappiamo che farebbe vendere meno copie.

L’orrore?

Infine, non certo per importanza, vale la pena tornare all’inizio del titolo: “l’orrore non ha fine”. Quale orrore, di preciso? Il fatto che una persona sia sieropositiva sarebbe un orrore? Anni di campagne contro lo stigma sulle persone sieropositive buttati al vento in una sola riga. Oppure l’orrore sarebbe nella supposizione che Prato sapesse, mentre le persone che hanno fatto sesso con lui no? Prima di parlare di “orrore”, in questo caso, bisognerebbe almeno capire se c’è un’ipotesi di reato (lesioni gravissime, nel caso specifico) e cioè se ci sono elementi per pensare che le cose siano andate davvero così. Nell’attesa, Giallo avrebbe dovuto rinunciare ad uno titolone da molte, moltissime copie. In compenso, ne avremmo guadagnato tutti, in termini di qualità dell’informazione.

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