Niente patrocinio al Dolomiti Pride, il primo a tenersi in Trentino. Non dalla Provincia quanto meno, secondo il cui presidente, Ugo Rossi (eletto con una coalizione di centrosinistra), il pride “assume un aspetto più di folclore e di esibizionismo che sicuramente non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina e della sua immagine”.
Qualche giorno fa, il patrocinio della Provincia era finito al centro di una polemica animata dal consigliere di centrodestra Rodolfo Borga. Broga si è scandalizzato non tanto per la faccenda in sé quanto perché gli organizzatori parlano esplicitamente di distribuzione di preservativi “nei luoghi di aggregazione, scuole, centri di aggregazione giovanile, università e carceri”. Una cosa inaccettabile, per Borga, l’idea di diffondere una consapevolezza della prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Quella di Rossi, per gli organizzatori, è una posizione assimilabile a quella di Trump, rispetto alle questioni lgbt, contrapposto a Obama che ha riconosciuto lo Stonewall Inn come monumento nazionale.
Nel pomeriggio, il comitato che organizza il Dolomiti Pride ha risposto con una conferenza stampa.
“Ci offende profondamente come cittadini di questo territorio. E ci imbarazza – hanno detto gli organizzatori -. Offende noi, ma pensate cosa può voler dire per una persona che ha ancora timore a dichiararsi gay o lesbica il fatto che il presidente della Provincia dica cose del genere. Non è il presidente Rossi che deve dire alla comunità LGBT deve rivendicare la propria libertà e i propri diritti”.
“Crediamo che il calendario di eventi culturali che abbiamo previsto sia di estremo valore e non crediamo che ci sia bisogno di contraddittorio su qualsiasi cosa” hanno aggiunto rispondendo ad alcune polemiche proprio sui temi degli eventi collaterali. “Vorrebbe dire che se parliamo di antisemitismo, dovremmo invitare le SS – è la domanda retorica -? Si vede che ai tanti atti di omofobia istituzionale si unisce anche questo”.
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