Ascoltavo Radio Globo, qualche anno fa, la mattina quando andavo a lavorare in una scuola a Borghesiana, sobborgo romano fuori dal raccordo anulare. Alcune gag mi facevano sorridere, come l’imitazione di Renato Zero, Super Nandone o Maria Sole Delli Colli. Una comicità molto elementare, ma mi capirete: ero in strada già alle sette del mattino, dovevo attraversare prima la tangenziale e poi il GRA e infine superare Torre Angela, per immettermi sulla Casilina fino a scuola. Di quei momenti in cui va bene un po’ di musica, una battuta scema, il caffè al bar prima di entrare in aula e poi il solito tran tran.
Poi, complice il fatto che smisi di usare la macchina e che quella “comicità di popolo” troppo spesso indulgeva nell’assecondare la pancia degli ascoltatori, con battute più o meno occasionali che non incontravano il mio gusto su varie questioni, abbandonai l’ascolto di quella radio a cui avevo perdonato un tormentone estivo come Il pulcino Pio che, diciamocela tutta, tra il “tacchino glugluglu” e la “gallina coo”, non andava proprio in direzione di Wisława Szymborska e della sua quotidianità poetica.
Qualche anno dopo, navigando giorni fa su Facebook, mi sono imbattuto in un articolo di Pasionaria.it – “progetto online nato nel 2014 che si occupa di femminismo intersezionale e pari opportunità”, come si legge nella sezione “Chi siamo” – in cui leggo che durante The Morning Show, trasmissione della radio in questione condotta da Massimo Vari e Roberto Marchetti «mentre si parla di quote rosa» i conduttori hanno affermato che le donne devono «”stare a casa zitte e mute” e che “le femministe andrebbero rase al suolo”, oltre a definire “una stronzata” il gender gap degli stipendi».
In reazione a quelle dichiarazioni, nell’ordine, un’ascoltatrice chiama alla radio per lamentarsi, ricevendo insulti – quali “complessata”, “va a morì ammazzata”, “torna in cucina” e “facci parlare con tuo marito” – mentre un’altra ragazza si rivolge direttamente alla redazione della radio con esiti non certo più felici. Quest’ultima, quindi, decide di scrivere a Pasionaria che pubblica la lettera con le sue proteste nei confronti dei due presentatori. Da quel momento comincia una vera e propria escalation di reazioni non molto in linea con il concetto di civiltà e anche il sito femminista finisce nel mirino dei commenti poco benevoli dei due.
Il resto della poco edificante querelle, podcast alla mano, è riportato da altri post (come ad esempio la ricostruzione di tutto l’accaduto) secondo cui sono state pronunciate parole abbastanza pesanti, quali: «Dicono che noi abbiamo detto “cagne” alle ascoltatrici, non era vero perché adesso ve lo dico a voi che state lì a scrivere: cagne, cagne», «Io dico loro solo una cosa [si sente un suono simile al verso di un animale, ndr] ecco questo è per la gallina, perché non ci sono solo le cagne ma anche le galline e magari qualcuna è anche all’ascolto» e ancora «Son croccantini per gatti non per cani […] è uguale, è la stessa cosa, che cambia, perché ci sono all’ascolto anche le gatte morte, non solo le cagne».
La notizia fa prima il giro del web e quindi arriva alle istituzioni. La vice-presidente del Senato, Valeria Fedeli, scrive sul suo sito: «Niente a che fare con la satira, nulla che ci si avvicini nemmeno: durante la trasmissione Morning Show solo volgarità e bugie. Resto colpita dopo aver ascoltato, grazie alla segnalazione delle ragazze di Pasionaria, i podcast delle puntate della trasmissione in onda su Radio Globo» ritornando sia sulla questione di partenza, «negare la disuguaglianza di genere sul lavoro, in termini di opportunità, progressioni di carriera, salari, è raccontare una bugia» ricordando il lavoro prezioso del pensiero femminista per rimuovere le discriminazioni di genere, sia sulla responsabilità dei media nella narrazione delle categorie sociali: «Come può un ascoltatore» si chiede Fedeli «farsi l’idea che sia uno scherzo un continuo utilizzo di epiteti sessisti, la continua esternazione di frasi violente e volgari, lo scherno nei confronti di chi ha provato a esprimere un punto di vista diverso e a chiedere rispetto per le donne?»
Credo che la senatrice abbia toccato in pieno il cuore della discussione: attraverso il pretesto della battuta, si immettono nel linguaggio comune elementi linguistici di disprezzo che poi coincidono con la descrizione dell’intera categoria. La colpa di Pasionaria sembra essere quella di aver dato voce a chi mette in discussione il potere – maschile, nello specifico – di poter disporre della donna non tanto nel suo corpo, come il sistema eteronormativo prevede, ma nella sua rappresentazione. Le reazioni a questo smascheramento potete sentirle ascoltando direttamente la registrazione della puntata (cliccando sulla puntata del 15 luglio).
Mi viene in mente, inoltre, il saggio di Graziella Priulla, Parole Tossiche, in cui si allude proprio al «rozzo mito della spontaneità», per cui un’affermazione non va valutata per il suo contenuto – che può essere misogino, omofobo, sessista, razzista, ecc – ma per la genuinità che l’ha generata. Processo che, tuttavia, contribuisce a lasciar passare una certa violenza linguistica e a sedimentare nelle coscienze collettive una terminologia odiosa nei confronti delle categorie attaccate.
Radio Globo, in altre parole, rischia di passare alla storia come l’emittente radiofonica che ha scomodato i piani alti della politica italiana per le sue affermazioni poco rispettose, per il suo linguaggio sessista, per gli insulti a chi chiedeva solo maggiore rispetto. Un triste primato di cui tutti faremmo volentieri a meno e che si potrebbe evitare facendo l’unica cosa possibile, in situazioni come questa: chiedere scusa.
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