Di Sanremo continueremo a sentirne parlare ancora per un po’. E di certo, aiuta la recentissima polemica scoppiata sui social tra il cantante Riki – al secolo Riccardo Marcuzzo – e Davide Misiano, che ha dato una “pagella” impietosa sul brano portato all’Ariston dal cantante. «Anche il Prof ha detto la sua sui testi del Festival di Sanremo» leggiamo sul suo profilo Instagram. «A quali dei due artisti nella foto avrà dato il premio Top e a quale il premio Flop? E voi quale canzone avete preferito?» continua. La foto condivisa presenta due cantanti, uno dei quali è, appunto, Riki.
Il giudizio sulla canzone, pubblicato su All Music è – ad esser buoni – poco tenero, come possiamo leggere: «Già l’incipit è faticoso, ma quando arriviamo a
“Parole che inciampano / Le sprechiamo in silenzi sfogandole addosso / e poi sul telefono / Trattieni i respiri e li aggiusti in un fiato / Ti diverti e ti annoi / Da adesso in poi non darmi mai e non darlo mai per scontato”
abbiamo smarrito i soggetti e abbiamo capito meno del monologo della Leotta. Quindi tracciamo tutto con penna rossa, suggerendo: “Trova pace, con la sintassi e con la vita”». Parole che il cantante non ha affatto gradito. Esprimendosi con un linguaggio tutt’altro che nobile.
«Hai preso una frase meravigliosa che se fosse stata scritta da un personaggio più brutto e quotato dalla stampa sarebbe considerato un poeta» inveisce Riki, rispondendo direttamente a Misiano su Instagram. «Il soggetto c’è, la sintassi è giusta. Se c’è una cosa che conosco è la grammatica italiana. Sai cosa? Sono bello e intelligente. Andate in crisi voi brutti e ‘intellettuali’. Tu sei pure checca e le checche per definizione sono frustrati. Si vede dal tuo sguardo in quella foto». Un mix di omofobia e body shaming, insomma. E a volerla dire tutta, di italiano poco felice. Visto che “checche” dovrebbe reggere l’aggettivo “frustrate”. Ma Riki, a sentir lui, conosce bene la lingua italiana…
Arriva, intanto, la reazione di Misiano: «Io non commenterei la tua risposta» scrive, «anche perché mi intristisce tanto che un artista, di successo come te, abbia bisogno di ricorrere a certi argomenti o si possa sentire offeso per una valutazione. Fai questo lavoro, ti esponi e guadagni anche per questo. Non ti dovresti curar di noi. Sei giovane e non sai quel che dici; io cesso, vecchio, pure checca se preferisci (n.b. È un’offesa solo per te che la usi), ti auguro sportivamente dei pensieri migliori, sugli altri e sul mondo. Quanto a grammatica, se usi questo linguaggio, probabilmente non conosci quella del pensiero. Buona poesia».
Nel frattempo, intanto, arrivano del fan club. E ci tengono a precisare – sempre sul profilo Instagram di Misiano – che seguono «Riki da molto e le possiamo assicurare che Riccardo non è assolutamente omofobo». A parlare ci sono «centinaia di interviste, post, fatti nel tempo da Riki, in cui sostiene il contrario di ciò che ha scritto». Sempre nella risposta si legge che Riki è stato a sua volta oggetto di offese omofobiche, ben più gravi. «Riccardo alla vostra provocazione (e non è la prima) ha risposto sbagliando, con un altra provocazione. Se ad un cantautore viene preso il suo pezzo, ridicolizzato […] capirà da solo che state creando disagio e nervosismo. Che poi lo ha portato a risponderle, sbagliando». Sarà. Eppure il sapore che lascia tutta questa storia è un deja vu che ha connotati ben precisi: quelli di chi attacca l’interlocutore non sui fatti, ma sul suo modo di essere.
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