E anche la seconda serata del festival di Sanremo l’abbiamo lasciata alle cose che furono. Una serata in tono decisamente minore e un po’ noiosetta. Partita bene, in verità, con il monologo di Lorena Cesarini contro il razzismo. Ma poi crollata sotto il peso delle gag di Checco Zalone sulle persone transgender. E a esibizioni non proprio bellissime. Ma andiamo per ordine.
«Evidentemente per alcuni il colore della mia pelle era un problema, al punto che hanno deciso di farlo sapere a tutti» ha detto Lorena Cesarini, co-conduttrice della seconda serata. E quindi legge i messaggi che le sono arrivati sui social: “L’hanno chiamata lì perché è nera”, “È arrivata l’extracomunitaria” e altri insulti. «Perché alcuni sentono la necessità di scrivere certe cose sui social? Perché c’è gente che ha un problema col colore della mia pelle?» si chiede quindi. Toccante e splendido intervento dell’attrice contro il razzismo. Con un libro in mano. La cultura, infatti, è un potente antidoto contro l’odio e l’ignoranza.
Subito dopo, però, arriva Checco Zalone con un intervento che suscita non poche perplessità. Abbiamo nell’ordine: 1) il principe gay col padre omofobo; 2) la trans brasiliana che per passare da donna (ma si dice metà e metà) si fa togliere l’uccello dalla fatina: 3) il re che viene riconosciuto come cliente della trans (che naturalmente fa la prostituta), mentre impreca contro il figlio pervertito (che è gay ma si innamora di una trans). Molta confusione, sotto il cielo. Dove non splende alcun arcobaleno. L’italiano medio, intanto, ride. L’omo-transfobico che sente le battute di Zalone, in tutto questo, non si mette in discussione. Continua a deridere le persone Lgbt+. E ha addirittura un modello da cui attingere. Ma siamo noi a non capirne il genio. Sarà. Intanto Mario Adinolfi plaude. Giusto per non farsi mancare nulla.
La serata continua tra alti e bassi, intanto. Tra i momenti migliori, Sangiovanni che ricorda Monica Vitti, scomparsa proprio ieri. Emma e Elisa in splendida forma. Francesca Michielin che si presenta non come cantante ma come direttrice d’orchestra e – miracolo! – viene definita maestra, con la sua professione declinata al femminile. Come è giusto che sia. Bene anche Rettore con Ditonellapiaga. Il resto, a dire il vero, è noia. E il podio ha una consistente presenza femminile. Sanremo, si sa, è lo specchio di un paese che sa essere avanti, premiando la bravura al di là del genere. E paurosamente indietro, con l’equazione trans = prostituta. Speriamo in Drusilla, stasera. Che possa riequilibrare un po’ il tutto.
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