La selezione di Gaypost.it per i libri che ci accompagneranno nelle prossime settimane, in attesa che la primavera finalmente arrivi – non avvertite la stanchezza per questo inverno che non vuol andar via? – include tre opere che hanno una pretesa: far riflettere. E vogliono far riflettere su tematiche attualissime, che vanno dalla politica alla critica letteraria. Passando per la narrativa. Perché anche quando la parola è usata per creare finzione – e quindi arte – è curativa. E allora, ecco i tre titoli che vi consigliamo.
«L’emergenza pandemica ha illuminato la sfera privata nelle sue contraddizioni, ha fatto risaltare il rimosso del lavoro domestico e riproduttivo, ha mostrato quanto lungo sia ancora il cammino della “rivoluzione antropologica” che il femminismo ha innescato» riportano le autrici, nella presentazione del volume. «Siamo di fronte al rischio che la crisi apra le porte a involuzioni autoritarie, ma anche all’opportunità di costruire nuovi modelli di solidarietà, inclusione e libertà. Nessun esito è scontato. Il futuro è nelle nostre mani».
«Mi chiamo Alice» si presenta così «e trascorro buona parte del mio tempo libero a cucire costumi, costruire armature, acconciare parrucche, tutto per quelle poche e speciali giornate in cui posso trasformarmi nei personaggi dei fumetti, cartoni animati, film e videogiochi che amo. Perché? Il motivo è semplice: il cosiddetto “mondo reale” mi è sempre andato stretto». Ci ricorda qualcosa? E allora, in un viaggio che è riscoperta del proprio io più vero mettendo in scena identità fittizie, nell’abile gioco dell’emulazione e della verosimiglianza, rispetto al personaggio a cui si vuole somigliare, Cosplaygirl porta la protagonista a rivedere tutte le regole del gioco. A recuperare nuova identità, nuova speranza, nuove amicizie. Quella con Federica, “il suo angelo custode”, in particolare.
Il libro si apre con una premessa, dal respiro molto largo che vuole tracciare il solco dentro il quale si orienterà l’argomentazione dell’autore. Respiro che è dato dalla pratica di partire da sé, come strumento di conoscenza del reale. E spicca il volo, verso quella «letteratura anarchica, scorretta, mostruosa» l’autore. Verso «una produzione eccentrica, spesso sottilmente camuffata nei segni della convenzione, e per questo studiata e insegnata in modo soltanto parziale». Una letteratura che disattende il canone normalmente insegnato nelle nostre scuole. E che Starita indaga, per far venir fuori quell’elemento di rottura rispetto a un “potere” normalizzante che vuole nascondere, che reprime, che soffoca l’io più vero. Non solo dell’autore letterario, ma anche di chi fruisce dell’opera. E si appella alle teorie queer, Starita, «per smascherare i lungamente velati silenzi di chi, attraverso i propri testi e mai in modo esplicito, ha cercato di esprimere il proprio orientamento sessuale, la propria libertà di genere, o più semplicemente la propria esistenza fuori dalla norma». Un libro che ci offre un’altra visione. Più ampia, più vera. Queer.
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