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Sicilia in piazza contro il no al ddl Zan, Catania urla: “Non ci cancellerete”

Una piazza in rivolta, quella che si è convocata in questi giorni in segno di protesta contro l’affossamento del ddl Zan. Affossamento che ha registrato grandissima indignazione sia dentro la comunità LGBT+, sia all’interno della società civile che in queste settimane è scesa in strada, a supporto del movimento arcobaleno. Ed è un’indignazione che non si spegne e che prevede, ancora, numerosi incontri e diverse manifestazioni (per l’elenco completo, potete consultare il nostro articolo, qui).

Il sit-in di Palermo

Proprio oggi a Palermo, dopo il partecipatissimo pride dello scorso sabato, è previsto un ulteriore sit-in di protesta, motivato dalla presenza di Ivan Scalfarotto alla presentazione del libro di Francesco Lepore sui fatti di Giarre. Ma non è l’unica piazza siciliana che si muove, seppur in ritardo, rispetto le molte proteste nazionali che da Bolzano alla Sardegna hanno attraversato l’isola. Anche Catania e Siracusa, superato il difficile momento dell’uragano Apollo che si è abbattuto sulla costa orientale dell’isola, si stanno organizzando per rispondere a quanto accaduto in Senato a fine ottobre.

La piazza del Catania Pride: “Non ci cancellerete!”

“Non ci cancellerete”: è questo il claim scelto dal Coordinamento Catania Pride che, insieme a diverse realtà politiche e associative della città, ha indetto la piazza a Villa Pacini per il 7 novembre. Luogo storico, Villa Pacini – in cui si è per altro celebrato il pride del 2012 – a pochi passi dal Comune. «L’Italia e la sua classe politica» si legge nel documento politico, «nel proseguire i propri interessi, certifica ancora una volta la sua omo-bi-lesbo-transfobia allontanandosi sempre più dal sentire del Paese reale, e stavolta attraverso coloro che eletti dovrebbero rappresentare il popolo, e non interessi di parte. Nemmeno stavolta avremo una legge contro le discriminazioni, ma voi non avrete le nostre vite: voi non ci cancellerete

L’importanza dell’educazione, della cultura e dell’inclusione

La piazza catanese chiama a raccolta l’intera cittadinanza, rimarcando l’importanza dell’azione preventiva nelle scuole, attraverso la cultura dell’inclusione: «Rivendichiamo a gran voce che i nostri temi siano dibattuti nelle scuole, perché la prevenzione è la prima delle soluzioni possibili. L’aspetto repressivo rappresenta l’estrema ratio, non certo la cura o la soluzione a tutti i mali» si apprende ancora, dal manifesto politico. Ma uguale importanza ha la questione dell’identità di genere, valore non negoziabile in una legge di tutela delle persone Lgbt+. Oltre a una proposta politica più ampia che veda il superamento della legge 164.

Le maggiori realtà catanesi unite per il ddl Zan

Il coordinamento catanese è composto da Arcigay Catania, Famiglie arcobaleno, I Sentinelli Catania e CIP – Culture e identità plurali, oltre associazioni esterne (ma alleate) al circuito prevalentemente Lgbt+, come Arci Catania, l’UAAR, Il Giardino di Scidà – Bene confiscato alla mafia, l’associazione culturale Gammazita, i collettivi studenteschi e i partiti di sinistra e di centro-sinistra, dal Pd a LEU, passando (tra gli altri) per Sinistra Italiana, Articolo Uno, Potere al popolo e Possibile.

Siracusa Pride: “Abbiamo diritto a leggi giuste e rispettose”

Il coordinamento del Siracusa Pride, dà appuntamento nella centrale piazza San Giovanni – sempre domenica 7 novembre, ma alle 16:00 – a metà strada tra il centro storico e le zone residenziali. «Anche Siracusa scende in piazza, contro l’affossamento del ddl Zan» si legge nel comunicato stampa delle realtà aderenti. «Per rivendicare, oggi più che mai, il diritto a leggi giuste e rispettose e a difesa di tutte le persone Lgbt! Sui diritti civili e umani nessuna mediazione, mai e per nessun motivo! Esistiamo! Resistiamo e rivendichiamo i nostri diritti!».

Dalla parte del ddl Zan c’è quella parte di società che non odia

Anche a Siracusa le maggiori realtà associative e politiche della città, dentro e fuori il circuito arcobaleno. Segno che la legge che è stata bocciata era un’esigenza non solo di una minoranza, ma di una intera fetta di società civile. Quella che non ha bisogno di odiare e discriminare, per mantenere un’identità propria. Quella che non si spaventa di fronte alla celebrazione del 17 maggio nelle scuole o dell’inserimento dell’identità di genere in una legge dello Stato.

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