Epic fail di un esponente del centro-destra di Siracusa, sulla presunta bandiera rainbow che l’attuale amministrazione cittadina ha fatto dipingere in piazza della Repubblica. Uno spazio aperto, di forma circolare, dove prima le macchine potevano parcheggiare attorno alla rotonda centrale. E che, poi, è stata riconvertita in una installazione con i colori dell’arcobaleno. Gli stessi che riprendono lo scivolo dell’antistante scuola media Paolo Orsi. La cosa però ha fatto storcere il naso alla cittadinanza, per svariati motivi. E alla politica, che parla di imposizione del simbolo della comunità LGBT+, per di più di fronte a una scuola. Peccato però che l’arcobaleno disegnato sia quello della pace, a sette colori.
«È la bandiera Lgbt, a colori invertiti» tuona Edy Bandiera, ex assessore regionale di Forza Italia. Per il quale quell’arcobaleno rappresenterebbe «simbolo delle comunità gay o comunità arcobaleno, insieme composito di organizzazioni lesbiche, gay, bisessuali, transgender quella impressa dall’amministrazione comunale, davanti la scuola media “Paolo Orsi”». E il rappresentante azzurro continua, sulla sua pagina Facebook: «Se si voleva dare un messaggio o un insegnamento, nel segno del rispetto di ogni essere umano, della integrazione e della non discriminazione, principi che condivido e che difenderei a qualsiasi costo, ritengo che farlo davanti qualsiasi scuola che, tra l’altro, non ha nel proprio programma ministeriale l’educazione sessuale, sia un errore, se non una provocazione».
Dura la reazione dell’assessora alla Mobilità, Maura Fontana, che rimanda indietro le critiche al progetto. L’esponente della giunta siracusana ricorda che si tratta proprio della bandiera della pace e non del vessillo Lgbt+, «disegno facilmente riconosciuto persino dai bambini» scrive in una nota ufficiale. E attacca: «Non potendo trovare motivi reali inerenti il progetto per seguire la via della contestazione» ci si vuole «appigliare disperatamente a ragioni recondite che però nel caso specifico risultano non solo false illazioni ma un offensivo riferimento che non si riconosce e si rigetta con forza». E dunque: «Si traggano le dovute considerazioni. A me rimane solo da dire che trovo vergognoso che un esponente politico, che dovrebbe essere un esempio per la società civile, utilizzi tali mezzucci per avere visibilità».
Difende la contestazione di Bandiera, il commissario di Forza Italia, Bruno Alicata. Per cui «la scelta di colorare piazza della Repubblica, seppur legittima o condivisibile, potrebbe ingenerare, col permesso dell’assessore suddetto, ragionevoli equivoci poiché, se è vero che vengono richiamati i colori della Pace, è anche vero che quei colori possano essere travisati e rappresentare, al tempo stesso, un messaggio subliminale poco condiviso». Eppure, interviene il sindaco Francesco Italia, sarebbe stato sufficiente contare fino a sette per capire che non c’è alcuna possibilità di confusione.
Epic fail a parte, resta da capire cosa c’entri l’educazione sessuale con l’esposizione di un simbolo, a prescindere dal “rainbow” di cui si sta parlando. Che sia quello della pace o un altro, non si coglie tale legame. A meno di non voler ridurre la complessità umana che sta dietro una sigla o un simbolo a mero esercizio della sessualità. E anche le prese di distanza e i distinguo lasciano pensare. Quale sarebbe l’offensivo riferimento che non si riconosce e si rigetta con forza? La bandiera della comunità Lgbt+? Quale sarebbe il messaggio subliminale che un vessillo rainbow potrebbe portare con sé? Il fatto che ci sono le minoranze? Si ha la spiacevole sensazione, insomma, che a Siracusa si sia fermi a una visione della comunità Lgbt+ di tipo ottocentesco. Come se l’omosessualità potesse “sporcare” l’infanzia per il semplice fatto di esistere. E nel 2021, da tutta la classe politica ci si aspetterebbero posizioni di maggiore apertura.
Aggiornamento delle 19:15
Riportiamo una dichiarazione dell’assessora Maura Fontana, che ha contattato Gaypost.it in merito alla vicenda, per un ulteriore chiarimento: «Rifiuto l’attribuzione di voler subdolamente inserire un significato ma non il significato in sé. Anzi, se fosse stata quella la scelta lo avremmo certamente descritto nel progetto e alla comunità. Se il significato fosse stato quello relativo al sostegno alla comunità Lgbt non lo avremmo fatto subdolamente ma con fierezza».
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