Dopo le polemiche scoppiate tra gli spettatori e sul web, ieri durante la presentazione dei nuovi palinsensti, Sky ha fatto sapere di aver licenziato Paolo Di Canio, ex giocatore della Lazio arruolato dalla piattaforma satellitare per un programma, appunto, sul calcio. L’ex calciatore era comparso sugli schermi con una maglietta a maniche corte che mostrava un tatuaggio sul braccio destro con la scritta “DUX”. Jacques Raynaud, executive vice president di Sky Sport & Sky Media, ha dichiarato: “Siamo venuti a conoscenza di un po’ di emozioni sui social per uno scatto di un nostro talent, Paolo Di Canio, con le braccia scoperte e un certo tatuaggio…”.
Nella sua breve, e alquanto fallimentare, esperienza da allenatore in terra inglese (con il Sunderland) venne aspramente criticato per la sua appartenenza politica e per i suoi metodi di gestione della squadra violenti e coercitivi. Accuse che all’epoca lo stesso Di Canio rispedì al mittente con un comunicato sul sito del club inglese: “Non sono un politico, non sono affiliato a nessuna organizzazione, non sono un razzista e non condivido l’ideologia del fascismo, io rispetto tutti”. Correva l’anno 2013 e il Daily Mail pubblicò le foto di un tatuaggio sulla schiena dell’ex attaccante biancoceleste: un’aquila imperiale e il profilo di Benito Mussolini. Ora, finalmente Sky pare essersi resa conto di chi è l’ex centravanti laziale. Ma la questione non finisce qui.
Sky Sport è oramai diventata la vetrina nazionale dell’intramontabile stereotipo che definisce “uomo primitivo” l’appassionato di calcio. Al di là della qualità abbastanza scadente (salvo alcuni elementi) della redazione giornalistica sportiva della piattaforma, vi sono al suo interno alcune personalità a dir poco problematiche. Oltre a Di Canio, un’altra risponde al nome di Emis Killa, al secolo Emiliano Giambelli. Trattasi di un noto interprete rap italiano, famoso per le sue posizioni non propriamente “politically-correct”.
La domanda è: se non c’è, giustamente, spazio per Di Canio, come può invece esercene per Killa? Come può una personaggio del genere essere considerato un analista sportivo e ricoprire un ruolo nella redazione di Sky?
E se per licenziare Di Canio è stato necessario che esponesse in bella vista il suo tatuaggio suscitando l’indignazione di tutti, per affrontare la questione Killa, si aspetta forse che pronunci qualche insulto omofobo in diretta tv? Non c’è forse già abbastanza omofobia nello sport per correre il rischio di veicolarne altra? Per allontanare determinati soggetti da un’azienda non dovrebbe esser necessario aspettare un atto pubblico lesivo dell’immagine dell’azienda stessa.
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