“Tutto questo è normal”. Così chiosa uno dei video della nuova campagna di comunicazione di RTL, nata sul filone di “Very Normal People”, il claim che ormai da più di un decennio fa da slogan alla radio.
Lo spot rappresenta due ragazzi in abito di cerimonia e si uniscono grazie alla legge sulle unioni civili approvata nel 2016.
Partita due giorni fa, la campagna include anche altri spot: un sulla parità di genere con una donna astronauta, uno sulle famiglie multietniche con una coppia formata da una donna bianca e un uomo nero con un figlio, uno sul ruolo paterno e, infine, uno che celebra l’accesso alla tecnologia anche per le persone non più giovani.
Il titolo è “La forza della normalità” e gli spot stanno andando in onda su La7, Canale 5 e Italia 1. Ma non sui canali Rai.
“Avevamo pianificato anche Rai ma all’ultimo momento è arrivato uno stop dai piani alti di Viale Mazzini – ha dichiarato l’editore di RTL Lorenzo Suraci – hanno rifiutato di portare a casa introiti pubblicitari per 200mila euro, una cosa inaccettabile e vergognosa da quello che dovrebbe essere servizio pubblico”. Suraci non rivela le motivazioni del rifiuto, ammesso che la Rai ne abbia date. Rimane il dato che la TV pubblica ha detto no ad una serie di spot che parlano di inclusione, uguaglianza e diritti. Oltre che ad incassare un po’ di soldi.
“Grave errore, ancora di più perché parliamo del servizio pubblico – commenta Monica Cirinà, madrina della legge sulle unioni civili -. Rifiutare una campagna che parla di uguaglianza, quella prevista dall’articolo 3 della Costituzione, dimostra l’assoluta inadeguateszza dei vertici della Rai a fare dell’azienda pubblica quel soggetto deputato a rispondere al grande bisogno di educazioe e di cultura come unici strumenti contro ogni forma di discriminazione, dal bullismo, al razzismo all’omofobia”. “Rifiutare questi spot – insiste la senatrice dem – equivale al comportamento omertoso e complice che troppo spesso viene dalle istituzioni pubbliche”. Eppure la Rai ha mandato in onda trasmissioni che aprivono e aprono ai temi lgbt. “Stupisce a maggior ragione – conclude Cirinnà – visto l’immenso successo di “Stato Civile” e la sensibilità dimostrata con la messa in onda di “Storie del genere” che parla delle persone trans, le più discriminate tra le discriminate”.
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