In 130.000 hanno manifestato – ieri a Taipei, la capitale di Taiwan – per il pride dell’isola dell’estremo oriente. Manifestazione che quest’anno ha un grande valore rivendicativo, in quanto arriva dopo la sentenza dello scorso anno, in cui la Corte Costituzionale ha detto sì al matrimonio egualitario e prima del referendum, che si terrà solo il mese prossimo, a fine novembre.
Taiwan si candida, così, ad essere il primo paese asiatico in cui potrebbe essere approvato il matrimonio per le persone dello stesso sesso. Eppure, nonostante il pronunciamento della Corte suprema taiwanese, pochi passi sono stati fatti per allargare i diritti delle persone Lgbt in materia affettiva. Per questa ragione è stato convocato un referendum, che si terrà nell’isola il prossimo 24 novembre. Il pride di ieri è servito a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema.
La sentenza della Corte Costituzionale aveva stabilito che le leggi taiwanesi per cui il matrimonio è possibile solo tra un uomo e una donna, sono incostituzionali. I giudici hanno concesso al parlamento due anni per porre rimedio e cambiare le leggi. Era il 2017, la legge dovrebbe essere pronta – quindi – per l’anno prossimo, ma appunto ancora insufficienti sono stati i passi fatti in tale direzione. Il pride dell’isola, ricordiamo, è il più grande dell’Asia. Non resta che incrociare le dita e attendere che le cose vadano per il meglio.
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