Essere gay è un grande dono. Non ha dubbi Tim Cook, ceo di Apple e successore di Steve Jobs alla guida del colosso dell’informatica statunitense. Lo ha dichiarato di recente a una intervista alla CNN, riportata in Italia da Vanity Fair, a quattro anni dal suo coming out.
Cook ha parlato della sua omosessualità come «il più grande dono che Dio potesse farmi», spiegando le ragioni per cui ha deciso di rivelare il suo orientamento. «L’ho reso pubblico perché avevo iniziato a ricevere mail da ragazzi che leggevano on line voci sulla mia omosessualità». Alcuni di essi parlavano della loro esperienza, spesso dolorosa, a cominciare dai fenomeni di bullismo. «Volevo fare qualcosa per loro. Volevo dimostrare a tutti loro che potevano tranquillamente essere gay e andare avanti e diventare persone di successo, fare grandi lavori».
Un passo di grande impegno, sociale e politico, per il numero uno di Apple: «Ho imparato cosa significhi essere una minoranza. Quella sensazione ti aiuta ad empatizzare con tutte le altre persone che non sono nella maggioranza», ha dichiarato ancora. Un coming out di peso, insomma, che non solo fa cultura e aiuta ad abbattere i pregiudizi nella massa, ma che aiuta anche gli stessi adolescenti Lgbt a credere maggiormente nelle loro possibilità e a sviluppare resilienza. E chissà, a raggiungere vette molto importanti nella loro vita. Anche le più ambiziose.
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