Non scrivo da tanto tempo di Luca e Alice, un po’ perché non ne ho oggettivamente il tempo, un po’ per scelta, perché mi sembra sia giusto così dopo anni in cui sono stati (siamo stati) particolarmente esposti.
Erano gli anni della battaglia delle Unioni Civili, anni in cui il tema della gestazione per altri si affacciava all’opinione pubblica ed era indispensabile spiegare, stare in trincea, essere visibili con la propria storia e quotidianità.
In questi giorni, con la presentazione da parte di Tiziano Ferro dei suoi due figli la quiete che ho cercato e faticosamente conquistato sembra interrotta… mi sono arrivati decine di inviti a trasmissioni televisive, richieste di interviste e contributi editoriali… e dopo i primi educati NO inizio a domandarmi cosa sia giusto fare, se continuare nella mia quiete o tornare ad espormi, ad esporci.
Non che ci siamo mai nascosti in questi anni, o che non abbiamo dato il nostro contributo di attivismo e visibilità, ma certamente abbiamo evitato il frullatore mediatico che mi aveva causato non poco stress emotivo e che infine avevo deciso di controllare (per quel che si poteva) in un blog in cui il mio racconto potesse davvero venire fuori, senza filtri o confusione alcuna.
Se sceglieremo di non accettare questi inviti saranno sicuramente altre coppie a rappresentare le nostre istanze. Forse lo faranno peggio, perché con meno esperienza di certe dinamiche. O forse magari lo faranno meglio, con una spontaneità che io – anche a volermi impegnare – non riuscirei più ad avere.
Se noi non andremo (e credo che a tutela di Alice e Luca sarà così) spero però che chi andrà riuscirà quantomeno a far comprendere che – indipendentemente dalle proprie idee e posizioni – le parole, quando si parla di persone (e in particolar modo bambini) sono importanti.
Ad Elena Stancanelli e a chi ha condiviso il suo pensiero (come Emma Dante e tante altre) vorrei dire solo una cosa: Alice e Luca non sono “oggetti preziosi, inarrivabili ai più, esposti con arroganza”.
Luca e Alice sono persone, non sono oggetti.
Sono bambini che non sarebbero nemmeno al mondo senza la gestazione per altri.
Sono frutto di un grande amore che ci ha spinto fino oltreoceano e di una donna generosa e della sua famiglia che ci hanno aiutati a farli venire al mondo.
Per questo motivo in questo momento so cosa stiano provando Tiziano Ferro e suo marito nel voler dire di essere diventati genitori in un paese in cui la genitorialità per le coppie dello stesso sesso non è prevista ed è, anzi, condannata.
Le parole sono importanti. E dunque sono queste le parole – e non quelle di odio e offese – che vorrei che Alice, Luca e tutti gli altri bimbi nati tramite il dono della gestazione per altri possano leggere quando saranno grandi.
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