L’amministrazione Trump ha emesso nuove norme presso il Dipartimento di Stato in merito alla cittadinanza degli Stati Uniti per i bambini nati all’estero. Queste regole mettono in discussione la cittadinanza dei genitori LGBTI e dei bambini delle famiglie arcobaleno.
“Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti interpreta l’INA (Immigration and National Act) nel senso che un bambino nato all’estero deve essere biologicamente collegato a un genitore cittadino statunitense“, si legge sul sito del Dipartimento di Stato .
I genitori dovranno dunque soddisfare determinati requisiti per ottenere la cittadinanza per i loro figli.
Tra questi la stabilità finanziaria e la presenza regolare negli Stati Uniti per almeno cinque anni prima della nascita del figlio.
Le regole inoltre non lasciano spazio ai bambini nati tramite maternità surrogata o altre tecniche di riproduzione assistita
“Anche se la legge locale riconosce un accordo di maternità surrogata e scopre che i genitori degli Stati Uniti sono i genitori legali di un bambino concepito e nato all’estero attraverso tecniche di riproduzione assistita, se il bambino non ha una connessione biologica con un genitore cittadino statunitense non diventerà automaticamente un cittadino americano”
A provare per primi le nuove regole dell’amministrazione Trump sono stati una coppia di padri, come racconta il Daily Beast. Roee e Adiel Kiviti, sposati con due figli, raccontano di aver recentemente chiamato il consolato di Calgary per ottenere il certificato di nascita all’estero per la loro secondogenita Kessen, nata in Canada da maternità surrogata.
“Ci siamo trovati di fronte a procedura strana, diversa rispetto a quella sperimentata con il nostro primo figlio” racconta Roee “Prima ci hanno chiesto il certificato di matrimonio. Poi ci hanno detto che non ha alcun valore, nostra figlia viene considerata una bambina nata fuori dal matrimonio“. Questa è la nuova politica di Trump. “Eravamo lì quando è nata, ha preso i suoi primi respiri tra le nostre braccia. Siamo i suoi unici genitori” si sfogano.
A questo si aggiunge un secondo fattore: il secondo padre, Adiel è nato in Israele, soltanto recentemente è diventato cittadino statunitense naturalizzato. Una tempistica fuori tempo rispetto all’Immigration National Act del tycoon che prevede cinque anni di cittadinanza. Così sulla cittadinanza della piccola Kessen nata ‘fuori dal matrimonio’, pende un grosso punto interrogativo.
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