Avrebbe dovuto avere un iter veloce, dato l’argomento, il testo di legge che prevede le tutele per i bambini figli vittime di violenza domestica, tra cui il femminicidio. Invece non sarà così. Il testo, che è stato approvato a marzo dalla Camera e ora è alla commissione Giustizia del Senato e la cui relatrice è la senatrice Monica Cirinnà, era stato inviato alla commissione in sede deliberante dal presidente Piero Grasso. Questo avrebbe consentito un percorso più veloce. La commissione in sede deliberante, infatti, ha gli stessi compiti dell’aula e il suo voto è definitivo.
I senatori di Lega, Gal e Forza Italia, però, hanno chiesto che la commissione fosse in sede referente ed avendo raggiunto il numero di firme previsto per legge, lo hanno ottenuto. Questo significa che dopo il voto in commissione, la legge passerà all’aula dove sarà nuovamente discussa, emendata e, infine, votata. I tempi si allungano insomma, se si considera anche che non è nemmeno iniziata la discussione generale. Aggiornamento (ore 18.30): La ragione, secondo quanto riporta la 27esima Ora, è che la legge “fa riferimento ai figli delle unioni civili”. Nitto Palma ha spiegato che loro vogliono sì approvare la legge, ma che “non sia lo strumento per ufficializzare normativamente, vedi i figli delle unioni civili, ciò che già è stato bocciato nell’Aula del Senato” .
A denunciarlo è la stessa Cirinnà con una nota pubblicata oggi. “Il ritiro del consenso da parte del centrodestra alla sede deliberante in commissione Giustizia sul disegno di legge in favore gli orfani di femminicidio è grave, crudele e senza alcuna ragione obiettiva, visto che non è stata neanche svolta la discussione generale – denuncia la senatrice dem -. Si tratta di bambini che hanno, nella maggior parte dei casi, la madre morta e il padre in carcere accusato di omicidio: cosa si deve attendere per tutelarli? Il presidente Grasso, proprio per la delicatezza e urgenza della materia, aveva assegnato al ddl un iter agevolato e le stesse parlamentari di Forza Italia della Camera avevano fatto un appello affinché il Senato approvasse rapidamente il provvedimento”.
A chiedere che la legge passasse dall’iter tradizionale, i senatori Francesco Nitto Palma (Fi), Salvatore Di Maggio (Gal), Giacomo Caliendo (Fi), Carlo Giovanardi (Idea), Erika Stefani (Lega) e Franco Cardiello (Fi). Una scelta che la senatrice Cirinnà giudica “inspiegabile” perché “colpisce, per pura tattica politica, minori già ampiamente provati dalla vita”.
Il ddl, che si intitola “Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici”, prevede innanzitutto che i minori rimasti orfani “di un genitore a seguito di omicidio commesso in danno dello stesso genitore dal coniuge” possano essere assistiti legalmente in modo gratuito dallo stato. Questo vale anche se i genitori erano separati, solo conviventi, o uniti civilmente. E’ previsto anche il sequestro dei beni a tutela dei minori rimasti orfani, oltre alla cessazione del diritto di ereditare per l’autore dell’omicidio: in questi casi, viene nominato un curatore che amministri i beni fino alla maggiore età dei figli.
Lo stesso principio si applica anche per la pensione di reversibilità che viene sospesa fino alla sentenza e revocata al responsabile dell’omicidio in caso di condanna definitiva. Anche durante la sospensione, la pensione di reversibilità viene versata interamente ai figli che non sono tenuti a restituirla in caso di assoluzione. Infine, se all’autore dell’omicidio era stato assegnato un alloggio popolare, i figli conviventi mantengono il diritto a vivere nella stessa casa, anche in caso di condanna definitiva.
Inoltre, “è assicurata un’assistenza gratuita di tipo medico-psicologico, a cura del Servizio sanitario nazionale, per tutto il tempo occorrente al pieno recupero del loro equilibrio psicologico”. Secondo il ddl, poi, i minori che restano senza un ambiente familiare idoneo, possono essere affidati ad altri, valutando i legami affettivi stabili sviluppatisi con parenti fino al terzo grado.
Infine, i figli possono chiedere il cambio del cognome “per indegnità” se quello che portano è lo stesso del genitore condannato in via definitiva per l’omicidio dell’altro genitore.
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