Era giunta in Inghilterra per chiedere asilo ma è stata riportata in Uganda, perseguitata e violentata in gruppo.
Eppure PN (nome di fantasia) aveva vinto l’appello contro il Regno Unito. L’Alta Corte aveva stabilità che la decisione di respingere la domanda di asilo era “illegale” e quindi sarebbe dovuta rientrare a Londra il 5 agosto. Troppo tempo, troppo tardi.
A 26 anni era giunta nel Regno Unito nel 2011, lesbica aveva presentato la richiesta d’asilo respinta nel 2013. Una storia terribile come racconta The Indipendent che raccoglie la testimonianza degli ultimi anni passati in uno paesi più omofobi del globo. Qui PN stessa racconta di aver dato alla luce un figlio, dopo essere stata violentata: “Una notte dormivo, sono venute delle persone a casa e mi hanno derubata e stuprata” racconta “non posso raccontarlo alla polizia” aggiunge “non voglio che sappiano che sono lesbica”.
Poi l’impossibilità di abortire: “Una proceduta troppo pericolosa, avrei rischiato di perdere la vita”. perdere la vita durante la procedura”. Non era completamente sola però. In Uganda, è stata sostenuta finanziariamente dal gruppo per la giustizia britannica Movement for Justice. Karen Doyle, a capo dell’associazione ha definito “uno scandalo” la storia di PN e ha aggiunto: “Migliaia di richiedenti asilo sono stati sottoposti a un processo iniquo che li ha affidati alla paura, al carcere e a morte certa”.
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