Addio studi di genere nei corsi di laurea ungheresi. Secondo il sito di informazione HVG, all’inizio di questa settimana i vertici della Central European University, l’università privata fondata da György Soros, e di quella statale ELTE sono stati contattati dal Ministero delle Risorse Umane in merito alla nuova riforma universitaria.
Oltre a limitare gli sbocchi professionali dei corsi universitari gratuiti -in Ungheria esiste un diritto allo studio gratuito anche a livello accademico-, la riforma prevede l’abolizione dei pochi studi di genere ora esistenti.
Fino all’anno scorso, solo l’università CEU di Soros offriva un corso di laurea dedicato ai gender studies. Tuttavia, negli ultimi tempi, a causa del “piano anti-Soros” promosso da Orbán, è stata costretta a ridurre le sue attività a Budapest e a trasferire parte dei suoi corsi a Vienna, dove gli studenti potranno iscriversi a partire dal 2019.
A partire dall’anno accademico 2017/2018 anche l’università statale ELTE ha cominciato a offrire un corso in lingua ungherese dedicato agli studi di genere. Questo non è piaciuto al governo, che negli ultimi anni si è distinto per le sue posizioni antiliberali, antimigranti e apertamente omofobe; approccio difeso in nome dei valori tradizionali e a tutela dei popoli “cristiani” europei.
Non è il primo attacco contro le università aperte a questi temi: già all’inizio del 2017, Lőrinc Nacsa, capo della sezione giovani del partito democristiano al potere insieme a FIDESZ, aveva espresso dure parole contro il neo-nato corso di studi presso l’università statale ELTE. Definì gli studi di genere “un lusso superficiale e sovversivo” sostenendo che l’Ungheria non può permettere che lo studio del femminismo e delle minoranze sessuali corrompa l’ordine dei valori tradizionali. A fargli eco il segretario del Ministero delle Risorse Umane ungherese, Bence Rétvári, che ha definito gli studi di genere “indegni di diventare materia di studio universitario” in quanto essi, “come il marxismo o il leninismo, sono solo ideologie”.
Nel caso in cui la riforma venisse approvata, chi ha cominciato il corso di studi presso l’università statale potrà terminare e laurearsi, ma il suo titolo non verrà riconosciuto in Ungheria; il titolo conseguito in lingua inglese, invece, verrà riconosciuto solo all’estero.
Quello di oggi è solo l’ultimo assalto della politica ungherese contro le istanze LGBT+. Una mossa che scoraggia la ricerca in ambito sociologico, in particolare per quanto riguarda la disparità di genere, le minoranze e i diritti civili, in un paese sempre più xenofobo che affascina i partiti nazionalisti d’Europa (tra cui la Lega di Salvini) e del mondo.
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