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Unioni civili, doppio cognome: il tribunale di Busto Arsizio dice sì e sconfessa i decreti attuativi

Avevano scelto il doppio cognome, due persone unitesi civilmente a dicembre dello scorso anno. Al momento dell’unione, uno dei due partner aveva adottato anche il cognome dell’altro aggiungendolo al proprio. A quel punto, l’ufficiale di stato civile aveva cambiato tutti i documenti per aggiungere il secondo cognome. Quando poco dopo sono entrati in vigore i decreti attuativi della legge Cirinnà, l’ufficiale aveva provveduto a cancellare nuovo cognome.

L’identità: un diritto costituzionale

Com’è noto, infatti, con i decreti attuativi la possibilità di scegliere il doppio cognome non è più prevista.
La coppia, però, assistita dagli avvocati Miri, Chinotti e Rupalti di Rete Lenford, si è rivolta al tribunale di Busto Arsizio ed ha ottenuto ragione.
Con un decreto dello scorso 27 luglio, infatti, il tribunale ha accolto la tesi degli avvocati di Avvocatura per i diritti LGBT secondo cui, in base a quanto previsto dalla Costituzione in tema di tutela dell’identità personale, il secondo cognome non poteva essere cancellato. Avere scelto di aggiungere al proprio anche il cognome del partner, infatti, ha determinato una nuova identità sociale.

Ed è proprio la Carta Costituzionale che ne garantisce la tutela. Un diritto che si tutela disapplicando i decreti attuativi. E così ha deciso il giudice di Busto Arsizio, stabilendo che la cancellazione effettuata dall’ufficio di stato civile fosse illegittima, anche alla luce del diritto europeo.

“La sciatteria della politica ricade sui cittadini”

“Questa nuova vittoria – dichiara Maria Grazia Sangalli, Presidente di Rete Lenford – sottolinea una volta ancora la portata simbolica e sociale delle norme a tutela della famiglia. Tutto questo non sarebbe successo se si fosse scelto di aprire in senso egualitario il matrimonio. La scelta di opportunismo politico e la sciatteria del legislatore ricadono sulle spalle dei cittadini che sono costretti a combattere contro lo Stato in Tribunale per vedere tutelati i propri diritti fondamentali”.

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