Da adesso le studentesse e gli studenti trans dell’Università degli Studi dell’Insubria potranno avere il doppio libretto usando il nome da loro scelto.
Il Senato accademico ha infatti approvato l’attivazione della cosiddetta “carriera alias” lo scorso lunedì.
L’Insubria si aggiunge ad un lungo elenco di università che hanno fatto questa scelta nel rispetto delle identità di chi si definisce trans e sceglie per sé un nome di genere diverso da quello anagrafico. L’ultima, in ordine cronologico, era stata la Sapienza di Roma.
“Le persone interessate potranno ottenere un libretto con il nuovo nome anche senza aver ottenuto la rettifica anagrafica” spiega in una nota Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese che si è molto battuta per ottenere questo risultato. “E’ un importante e significativo provvedimento – continua Boschini – che consente alle persone trans di identificarsi liberamente con il proprio nome anche in pubblico, e nella fattispecie con i professori, e che consentirà di sviluppare serenamente la propria carriera accademica senza spiegazioni o senza dover specificare la propria identità. L’Università dell’Insubria, da sempre, è un luogo in cui tutte le soggettività possono svilupparsi serenamente”.
“Il Regolamento approvato dal Senato accademico di lunedì costituisce uno storico passo avanti verso un Ateneo sempre più inclusivo – dichiarano i rappresentanti degli studenti nel Senato accademico -. L’università, infatti, è un luogo in cui ogni studente deve sentirsi libero di esprimere la propria personalità senza timore di imbarazzi o pregiudizi, così da poter dare il meglio di sé nello studio, nelle relazioni con gli altri, nella didattica e nella ricerca. Questo Regolamento d’altronde, che si applica non solo agli studenti che scelgono il cambio di genere ma anche ai testimoni di giustizia, era già stato adottato da diversi altri Atenei italiani”. “Finalmente, anche l’Insubria entra a far parte delle istituzioni che riconoscono il valore del cambio di identità – continuano -. La nostra ambizione è che un giorno non solo l’Università, ma la società intera possa liberarsi degli sterili preconcetti che costringono alcuni cittadini, per un’inaccettabile vergogna, a vivere nascosti o, peggio ancora, con un nome che non gli appartiene”.
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